VITTORIA FRAPPATO
GURRIERI

Q

uiz a bruciapelo: cosa hanno in comune Divorzio all’italiana (1961) di Germi, Il Gattopardo (1963) di Visconti, I nuovi mostri (1977) di Risi, Kaos (1984) dei Taviani, Il ladro di bambini (1992) di Amelio, L’uomo delle stelle (1995) di Tornatore e Marianna Ucrìa (1997) di Faenza? Ve lo diciamo noi. Li accomuna il fatto di essere stati girati, in tutto o in parte, a Ragusa. E la ragione non è solo storica, contingente o sentimentale: è tecnica. La forza, la luminosità e la definizione delle immagini che qui è possibile imprimere sulla pellicola è oggettivamente eccezionale, e dipende dal clima. Lo scirocco soffia deciso, e quando cade, la sera, arriva il fresco, quello vero, anche in estate. Così, il mattino svela panorami di una nettezza che ogni volta pare di non avere mai visto: il blu del cielo brilla come metallo, il caldo avana delle costruzioni e il verdastro delle colture diventano rutilanti pigmenti puri. E gli altipiani calcarei dell’interno, i burroni pietrosi e le cave dei Monti Iblei, le chiese rupestri e le catacombe, le necropoli al bordo di torrenti, le colture coperte di veli e i bagli, tutto appare fermo e saldo nella luce, senza barbagli, limpidamente. Non vi sembri retorica, ma ogni volta che accostiamo il naso a un vino di quei luoghi, di Acate o di Chiaramonte Gulfi, pensiamo a quei colori, e aspettiamo in segreto di vederceli riflessi. Ci è sembrato di notare che il frappato, tra i vitigni locali, è quello che si presta meglio allo sviluppo di questa lastra fotografica a tinte forti. La bordata di frutto succoso che spara, le sfumature intrise di soavità floreali, la speziatura “levantina” tra la mirra e la resina ne delineano il carattere.

Così, il mattino svela panorami di una nettezza che ogni volta pare di non avere mai visto: il blu del cielo brilla come metallo, il caldo avana delle costruzioni e il verdastro delle colture diventano rutilanti pigmenti puri

Delle aziende vinicole che operano in zona, apprezziamo molto quella di Giovanni Gurrieri; per istinto e per gusto, Giovanni asseconda in quel che fa questa inclinazione del luogo alle cromie decise. Tra i tanti vini validi della sua proposta, ce n’è uno, il “semplice” Vittoria Frappato, che pare attuarla con impulsività; anche servito a 14 gradi (come consigliamo), profuma come un incensiere liturgico, e ha un gusto di freschezza trascinante, chiuso da arabeschi aromatici di perfetto nitore.