orse non tutti sanno che (spigolature) il cannonau – o meglio grenache, com’è più internazionalmente noto – è il secondo vitigno più coltivato nel globo terracqueo. Sebbene radicatissimo in Sardegna, dove è addirittura il portabandiera dell’enologia isolana, ancora ai primi del secolo scorso veniva considerato dagli studiosi italici un’uva straniera: nel suo semi introvabile trattatello Vitigni stranieri da vino (Lodi, 1898, ma pubblicato per la prima volta nel 1903) l’ampelografo Salvatore Mondini lo rubrica come varietà spagnola, e così ne descrive il vino che se ne ottiene: «Di un bel colore rosso, non troppo intenso, delicato, alcolico, che invecchiando trasforma il suo colore rosso in aranciato». Un buon giudizio, anche se più avanti nello stesso capitolo lo stesso rosso viene definito «non molto fino». Più asciutto e severo il giudizio della celebre studiosa anglosassone Jancis Robinson, per la quale quest’uva dà un vino «più scarico nel colore di molti altri rossi, con una tendenza a ossidarsi presto, una certa rusticità e più di un tocco di dolcezza» (The Oxford Companion to Wine). Entrambi questi testi – il più benevolo e il più tiepido – forniscono comunque una direzione critica precisa: al netto delle mille variabili in termini di terreno, clima, età delle vigne, stili di vinificazione, eccetera, un classico rosso da questa uva non è molto carico nel colore, ha profumi fruttati non eccessivi e offre un sapore morbido, caldo per l’alcol, rustico nella grana tannica. E con il Cannonau Monte Claro Fraponti ci siamo in pieno: da vigne a Quartu Sant’Elena, a poca distanza da Cagliari e a meno di quattro chilometri in linea d’aria dal mare, vinificato spartanamente e poi tenuto in acciaio, è un rosso dal colore poco carico, profumato di macchia mediterranea e ciliegia sotto spirito.
Da vigne a Quartu Sant’Elena, a poca distanza da Cagliari e a meno di quattro chilometri in linea d’aria dal mare, vinificato spartanamente e poi tenuto in acciaio
In bocca è proporzionato, con tannini sottili e non rasposi, e rivela una mano delicata nell’estrazione. Il suo punto di forza, che ci ha convinto a consigliarlo in queste pagine, è la valida dinamica gustativa: rimanendo un rosso più tenero che vibrante, beninteso, ha freschezza e movimento più che adeguati a far venir voglia di un nuovo sorso; e di un altro ancora.