hissà se a qualcuno verrà mai in mente l’idea di parafrasare il Manual de Zoología Fantástica di Jorge Luis Borges riferendo le descrizioni degli animali mitologici al vino. Certo, scrivendolo noi qui gli abbiamo rotto le uova nel paniere, ma tant’è: il libro sarebbe non solo possibile, ma persino voluminoso. Di creature curiose, il mondo del vino infatti abbonda: sono gli equivalenti delle bestie borgesiane (il ping-feng, maiale con una testa per ciascuna estremità, il kraken, la lepre lunare o il borametz). Ossia, vini con una composizione ibrida, incongrua, fatta di elementi spuri, eppure vitale, animata, in qualche modo attraente e armoniosa. Non sappiamo dire a quale animale corrisponderebbe il Risic Blanc di Alessandro Job (che si pronuncia iob), ma certo sarebbe un essere bizzarro e possente. Il vino arriva da Pozzuolo del Friuli, nella piana morenica a sud-ovest di Udine, ed è unico nel suo genere in Italia. Se abbiamo capito bene, si tratta di un Sauvignon d’annata per l’85% (del resto risic significa “vitigno”, in friulano arcaico), mentre il saldo è preso da una specie di solera – nello stile degli Jerez e di altri vini ossidativi – di vino da Pinot Grigio e (poco) Sauvignon in cui sono rappresentate almeno cinque annate diverse, con continui rabboccamenti. I riflessi di entrambe le masse, e della loro diversa vicenda, sono tracce che nel vino finale si colgono distintamente: è complesso e ricco, quasi ruvido, eppure bevibile, non superando i 13 gradi di alcol totale e con l’acidità che vi gioca un ruolo decisivo.
Vini con una composizione ibrida, incongrua, fatta di elementi spuri, eppure vitale, animata, in qualche modo attraente e armoniosa
Profuma di mille cose senza essere pesante: da una parte il fiore di sambuco e il succoso frutto esotico del Sauvignon “fresco”, dall’altra echi di caffè verde, nocciola tostata e propoli, ricordo della solera. Presenta il solo problema del reperimento: se ne fanno poche bottiglie all’anno; ma del resto, anche di lepri lunari non è che ce ne siano molte.