Se la metafora della “goccia nel mare” è decisamente eccessiva, visto che parliamo di una goccia da otto milioni di bottiglie all’anno, è altresì vero che nel mondo del Prosecco la denominazione “Asolo” è una realtà piccola, sebbene in crescita. Conoscerla è appagante anche per altro che il vino: il contesto paesaggistico ha una tale proporzione e una luminosità così diffusa da avere, nei secoli, mosso la penna di poetesse e poeti, scatenato l’estro dei musicisti e degli attori, ispirato il pennello dei pittori. Da D’Annunzio a Browning a Hemingway, da Carducci a Stravinskij, passando per Ada Negri, Freya Stark ed Eleonora Duse, che vi è sepolta, le menti di più acuta sensibilità che sono passate da qui vi si sono fermate in contemplazione. In effetti, l’ambito è magnifico: quinte di morbide colline, nel fresco di venti costanti, sono costellate da ville e dimore patrizie ricche di opere d’arte e che lo sono esse stesse. Sui fianchi delle colline, i vigneti, circa mille ettari, distribuiti su una ventina di comuni.
Quinte di morbide colline, nel fresco di venti costanti, sono costellate da ville e dimore patrizie ricche di opere d’arte e che lo sono esse stesse. Sui fianchi delle colline, i vigneti
Riuniti in un efficiente Consorzio, una quarantina di produttori ottengono il loro Asolo Prosecco da questa zona, posta a sud-ovest dell’area del Conegliano-Valdobbiadene. Tra questi, dai vari assaggi svolti in contesti e date differenti, è sempre emersa ai nostri occhi come una delle cantine di miglior conio la Tenuta Amadio di Monfumo, che appartiene alla famiglia Rech dalla metà dell’Ottocento. La Tenuta, nel cui quadro 12 ettari su 20 sono a vigneto, produce l’Asolo Prosecco Superiore in quattro tipologie: il Dry Millesimato è il più morbido; a seguire, un fruttatissimo Extra Dry, un affilato Extra Brut dalle vecchie piante del vigneto “Era Grande”, e infine il Brut, quello con etichetta nera e bronzo, uno dei Prosecco più buoni – qualunque la provenienza – che ci siano capitati sotto il naso da due anni a questa parte. Ha profumi di mandarino e fiori, salvia e sale, e 8 grammi di residuo che si avvertono a malapena per la veemente freschezza del vino. Il quale, se dal punto di vista dell’estratto e dell’alcol (11,5%) è oggettivamente una piuma, sa imprimersi lo stesso nella memoria con la forza silenziosa di una perfetta misura.