Leggi Val di Cornia e pensi subito a un territorio non propriamente subalpino. Con il massimo rispetto per diversi ottimi produttori che lavorano da queste parti, un radicato pregiudizio ne incasella subito i vini sub specie caloris, sotto l’aspetto dominante del calore. Ci si trova infatti nell’Alta Maremma, una terra che nel semestre caldo non scherza mica dal punto di vista climatico; almeno nell’entroterra. Aggiungiamoci ingenerosamente un’altra prevenzione: il bevitore smaliziato non attribuisce di solito grandissimi meriti ai bianchi locali (ivi includendo anche il Bolgherese). Bianchi che risultano statisticamente piuttosto prevedibili dal punto di vista stilistico e non propriamente dinamici al palato. Esiste almeno un’eccezione virtuosa, e guarda caso ne scriviamo qui: il Vermentino Filemone dell’azienda La Fralluca. Fralluca non è il nome di un torrente o di una collinetta della zona, ma un acronimo: viene dall’unione dei nomi di Francesca Bellini e Luca Recine, i titolari della casa vinicola. I due cominciano la loro avventura produttiva nel 2005 acquistando una quarantina di ettari in loco.
Le vigne si trovano a una quindicina di chilometri dalla costa, in colline appena più alte del livello del mare. Il suolo è il tipico alberese toscano
Le vigne si trovano a una quindicina di chilometri dalla costa, in colline appena più alte del livello del mare (110 metri). Il suolo è il tipico alberese toscano, uno strato di rocce sedimentarie che un po’ di tempo fa – diciamo qualche decina di milioni di anni, mese più mese meno – avevano sopra di loro un oceano. Vinificato in acciaio senza particolari astuzie “vinoveriste”, ed egualmente al riparo da eccessi in termini di manipolazioni tecniche, si propone come un bianco di vibrante e luminosa freschezza, senza alcuna traccia di alcolicità (in media fa 12,5 gradi): una specie di spremuta di lime e limone, ma tutto meno che aspra; gustoso come una granita, agile, dissetante, è un vino da mandar giù ad ampie sorsate.