BIANCOLÈ
BOTTARI

Ècurioso che uno degli interpreti più interessanti d’Abruzzo del vitigno pecorino, che tra i tanti sinonimi ha anche “moscianello” e “mosciolo”, sia un andrologo di fama mondiale, una vera autorità nel campo delle disfunzioni erettili. Tale è il professor Andrea Ledda, oristanese di nascita, che nella natìa Sardegna ci ha raccontato di essere entrato in contatto con il mondo del vino prima di compiere i dieci anni; e lungo l’arco di una vita da scienziato, tra cattedre universitarie, ricerche e pubblicazioni, ha sempre coltivato il desiderio di produrlo. Orbene, sua moglie Angelica fa parte giustappunto di una famiglia che nell’immediato entroterra vastese produce vino dal 1890, quando un avo, Francesco Paolo Bottari, piantò i primi cinque ettari di vigna della proprietà fondiaria di famiglia. L’azienda, presa in mano da Angelica e Andrea nel 2000, conta oggi 19 ettari di vigneto in regime biologico certificato. Si tratta di una versione di Pecorino che matura in parte in barrique e in parte in acciaio, chiamata Biancolè. Lo abbiamo assaggiato quasi distrattamente in una fiera, e siamo tornati poi a risentirlo, e poi ancora, e una quarta volta, ovviamente per essere sicuri di non avere preso uno, due, tre abbagli. E dunque siamo ragionevolmente sicuri: il Biancolè è buonissimo. Dell’uva di origine, che a seconda del luogo dove è piantata fornisce esiti diversi, ci è parso enfatizzare il dato della freschezza. Anzi, diciamo meglio: esalta quella che i francesi chiamano droîture, proponendosi come un vino di contegnosa virtù contadina, un po’ come i protagonisti dell’American Gothic di Grant Wood.

Esalta quella che i francesi chiamano droîture, proponendosi come un vino di contegnosa virtù contadina, un po’ come i protagonisti dell’American Gothic di Grant Wood

Non si lancia in effetti speciali dal lato aromatico, ma impone alla memoria una sensazione di armonia generale. Probabile, ma qui non rilevante, che siano i terreni calcarei e l’elevata quantità di sasso del vigneto a determinare la sua tonicità. La cantina, insomma, merita una visita. Se invece foste interessati soprattutto alla parte andrologica del nostro racconto, sappiate che lo studio del professore è a Pescara, e state tranquilli che è improbabile vi prescriva, proprio lui, di eliminare il vino dalla dieta.