Maresa sta per Maria Teresa, cognome Di Biasio, due occhi dolcissimi e tanta mitezza di carattere; che pure non ne ha frenato l’intraprendenza, fino a permetterle di aprire e gestire con piglio la Masseria in questione, sulle pendici del vulcano (tranquilli: è spento) di Roccamonfina. Oltre all’attività agrituristica, l’antica fattoria che fu di una famiglia della nobiltà locale produce oggi tre vini, ed è attraverso la loro contadina schiettezza che si è fatta conoscere. L’azienda, a 450 metri di altitudine, segue i dettami dell’agricoltura biologica, ed è circondata da boschi e vigneti, in un ambiente straricco di biodiversità faunistiche e floristiche: consta di oltre 40 ettari, la maggioranza a bosco: si producono olio e castagne. Soprattutto, alla Masseria Starnali si ottengono vini di autentico interesse, testimoni circostanziati del luogo di origine, delle sue sabbie vulcaniche leggere, del suo microclima fresco – e d’inverno, decisamente freddo – e della vocazione dei vitigni locali, aglianico e falanghina.
Quest’ultima è plasmata nel sorprendente bianco della Masseria: un esempio di “macerato” cui la vinificazione a contatto con le bucce (per una parte della massa, in verità) non sottrae né brio, né bevibilità: anzi, il problema può essere fermarsi dal berlo. La vinificazione “a braccia conserte” (nessun controllo delle temperature, nessun inoculo né coadiuvante, pochissima solforosa) ha accompagnato un percorso finora sempre lineare, privo di intoppi; e le versioni licenziate di recente sono state finora davvero notevoli, sebbene diverse tra loro (2015 più classica, 2016 più energica e nervosa).
L’azienda, a 450 metri di altitudine, segue i dettami dell’agricoltura biologica, ed è circondata da boschi e vigneti, in un ambiente straricco di biodiversità faunistiche e floristiche
Misurato sui piatti basati sui prodotti della Masseria, cioè le paste, le verdure dell’orto, le erbe aromatiche, il Maresa ha una spontaneità e una duttilità che sono virtù proprie dei vini piccoli solo in apparenza. Non era Lev Tolstoj che aveva scritto come non ci sia alcuna grandezza dove non ci sono «la semplicità, il bene e la verità»?