Le conferme che anche in un vino la grazia e la bellezza possono nascere talvolta da un’apparente disarmonia sono sempre più frequenti. Così come può capitare che un’occasione triste sia all’origine di una bottiglia particolarmente felice e rasserenante. Prendiamo ad esempio la grandine: gli impietosi rovesci dell’estate del 2015 hanno praticamente azzerato la vigna in contrada Arianello, centro nevralgico per il fiano irpino di più consolidata vocazione all’invecchiamento. Proprio quel fiano che Luigi Tecce aveva individuato come il contributo più importante per la sua prima etichetta di bianco, da dedicare simultaneamente ai settant’anni di sua mamma e ai cinquanta del suo fraterno amico Vinicio Capossela. Che si fa? Si rimanda l’uscita? Manco per niente: quando il gioco si fa duro, i rossisti cominciano a biancheggiare. E così Luigi, vignaiolo di straordinario talento e profonda consapevolezza, che ha collezionato una sfilza di rossi da uva aglianico semplicemente memorabili nei primi vent’anni della sua prodigiosa carriera, non rinuncia al desiderio di realizzare un bianco e fa appello a quelle risorse che sono un po’ la quintessenza dei contadini critici. Vale a dire tutto quel repertorio di sensibilità, intuizioni e rischi, che diventano talvolta decisivi proprio nei momenti più critici. Ecco perciò il Maman: poco più di mille bottiglie ricavate dalla macerazione sulle bucce (circa due settimane, una sola per il greco) di un uvaggio dove ogni varietà contribuisce alla complessità del sapore.
La sua prima etichetta di bianco, da dedicare simultaneamente ai settant’anni di sua mamma e ai cinquanta del suo fraterno amico Vinicio Capossela
Come ha scritto con la consueta, invidiabile lucidità l’amico Paolo De Cristofaro, ci ritrovi «la camomilla e i cereali del greco, il vegetale nobile e il pompelmo del fiano, la flemma della coda di volpe, il guizzo del moscato. Non un bianco particolarmente corposo o acido o salino o persistente, eppure senza vuoti di presenza, tranne quello nel bicchiere: la bottiglia finisce». Non avremmo saputo raccontarlo meglio. Per essere nato come un vino realizzato quasi a mo’ di studio – «per cercare di capire come stanno le cose» precisa Luigi, che ammette: «La maggior parte dei bianchi in commercio non mi convincono» – Maman va ben oltre i suoi obiettivi. C’è ora da incrociare le dita perché non resti un esperimento isolato.