FORSE SONO FIORI
CRETAPAGLIA

<<La natura ama nascondersi». Qualcosa di simile al memorabile aforisma di Eraclito deve aver pensato Antonello Canonico quando un’amica pittrice gli ha mostrato per la prima volta l’opera che sarebbe poi finita sull’etichetta di un suo vino. «Forse sono fiori», pare sia stato infatti il primo cauto commento. Ma forse no, e in fondo cosa importa? Quasi ad alludere che anche davanti a un vino, come a una pittura, se l’interpretazione si traduce nel bisogno di conferme, nel prurito del riconoscimento, resta un esercizio sterile e consolatorio, un’occasione mancata. Al contrario, una certa disponibilità a venire sorpresi, spiazzati, ci aiuta a prendere le distanze dal già noto e a rimetterci costantemente in gioco. Antonello avverte con forza questa esigenza, e non lo trovi mai dove ti aspetti che sia. Così anche nel nostro ultimo incontro, quando ci ha presi in contropiede raccontandoci di essere uscito dall’azienda che aveva contribuito a fondare circa dieci anni fa – L’Acino – per lanciarsi in una nuova avventura produttiva. Spiazzante l’uomo, spiazzanti i vini, mai prevedibili né rassicuranti, bensì irrequieti, nervosi e contrastati, ma anche generosi e dinamici come lui sa essere. È il caso di questo bianco da uve guardavalle, che sosta un paio di giorni sulle bucce, poi fermenta in legno e resta sulle fecce per quasi sei mesi, senza travasi, con la botte leggermente scolma. Si tratta di un vino di fibra, il tratto ossidativo è appena accennato, il carattere sapido e terroso è più forte di quello fruttato: «Adoro la terra, mi piace proprio assaggiarla, assaporarla» ci confida Antonello, serissimo. E ci spiega che la scelta del nome Cretapaglia rimanda sì a un vino che viene dalla terra, ma anche da realizzare nella terra, secondo un progetto agricolo più organico dove trova spazio l’olio, il miele, il grano marzatico e presto anche un forno per produrre il pane.

Una certa disponibilità a venire sorpresi, spiazzati, ci aiuta a prendere le distanze dal già noto e a rimetterci costantemente in gioco

Degli altri vini in cantiere non sappiamo ancora molto, se non che la selezione di vecchi vitigni è stata elaborata insieme a quel cacciatore di biodiversità che è Orlando Sculli. E poco importa se saranno fiori, alghe o licheni: di certo sapranno sorprenderci. In bocca al lupo.