Località balneare non meglio precisata (Fregene), tavolata di sei ragazzi sui trent’anni presso un ristorante che non nominiamo (La Baia). Arriva un bianco del quale noi, impiccioni del vino, non riusciamo a scorgere l'etichetta. Da alcuni frammenti di conversazione ricostruiamo che si tratta probabilmente di un Vermentino di Gallura.
Le vigne si trovano nel comune di Telti, su morbidi rilievi collinari a circa 300 metri sul mare. La cantina è ancora in costruzione
«Buono, ma non spinge, non ha accelerazione», afferma con un certo disappunto uno dei commensali . «Sì – conferma e rafforza il suo vicino – non ha quella bella lama di acidità che serve per questo piatto». Segue opportuna ordinazione di un Blanc de Morgex et de La Salle, che placa il gruppo nella sua ricerca ansiosa di freschezza, essendo un bilama, un trilama Gillette di acidità. Appassionati e competenti, diremmo, ma non abbastanza. Da un Vermentino di Gallura, con le eccezioni del caso, è lecito attendersi un’altra configurazione. Acidità, insomma; alcolicità, questo sì; polpa di frutto, se va bene; e poi salinità, auspicabilmente. Ciò che sorregge un buon Vermentino di Gallura, infatti, non è la colonna portante dell’acidità, ma quella della (famigerata) mineralità. Vale a dire proprio il profilo che si rintraccia agevolmente nel Vermentino Julie, etichetta piuttosto nuova essendo l’azienda attiva da meno di dieci anni. Le vigne si trovano nel comune di Telti, su morbidi rilievi collinari a circa 300 metri sul mare. La cantina è ancora in costruzione e per vinificare ci si appoggia all’azienda della brava enologa Marianna Mura. I nostri appunti recitano: colore leggero, profumi tipicissimi (elicriso su tutti), lievi note di zucchero filato; bocca proporzionata, vitale, buon succo, bel finale salino che solleva il vino e lo slancia. E a tavola si beve, si beve: lo assicuriamo a voi e al gruppo di trentenni della tavolata al mare.