VERMENTINO DI GALLURA SUPERIORE NUGHES
TENUTA MUSCAZEGA

<<Anca Nicola, sì bella e sì bona, sì bell’ ‘mmaretata: quanta corna tiene ‘n capo?» «Due». «E si cinco avisse ditto, a cavallo fusse scritto, a cavallo de ‘na crapa, quanta corna tiene ‘n capo?» «Quattro». «E si ddoie avisse ditto...» Eccetera. È il gioco infantile – antichissimo: lo cita persino Petronio nel Satyricon – che a Roma si chiama “mazzabubù”, e per ogni città dove si andasse, se ne troverebbero un nome e una filastrocca differente. Ed è una cosa seria, serissima: quella dell’incipit figura in una annotazione nientemeno che di Benedetto Croce al Cunto de li Cunti di Giambattista Basile. Chi è che non ha giocato a questo genere di passatempi, da bambino? Nascondino, guardie e ladri, acchiapparella, un-due-tre-stella, e moscacieca. In lingua sarda, muscazega.

Nelle campagne luresi, ricordiamo di avere passato tanti anni fa una mattinata cercando un albero, incuriositi dai cartelli che lo segnalavano come s’Ozzastru, l’olivastro

Abbiamo assaggiato un vino bianco, in una fiera, lo scorso anno; ci si è aperto un sorriso apprendendo del nome della Tenuta che lo produceva. Tenuta Muscazega. Socchiudendo gli occhi, ci siamo concentrati sul profumo, sorprendente. Rimandava al miele caldo, senza nulla di stucchevole, poi al ginepro, al cedro, al latte di fico. E poi il sapore, intenso eppure minuzioso, con un che di salmastro in fondo. Ne avremmo finita una bottiglia su due piedi. Le vigne, ci siamo informati, sono a Luras, nel ventre della Gallura storica, a 550 metri di altitudine. Il vino fa solo acciaio; l’etichetta riproduce un’opera della titolare, Laura Carmina, ex pittrice. Nelle campagne luresi, ricordiamo di avere passato tanti anni fa una mattinata cercando un albero, incuriositi dai cartelli che lo segnalavano come s’Ozzastru, l’olivastro. Alla fine l’abbiamo trovato, osservato e toccato, aggirato e fotografato, per esser certi di non avere le traveggole. Non era un albero: era una basilica, un mastio di dodici metri di circonferenza; faceva 600 metri quadrati di ombra a terra. Uno degli esseri viventi più vecchi del mondo, vivo e vegeto da trentacinque secoli; se la batte addirittura con alcuni politici italiani. Sarebbe stato perfetto, quando avevamo l’età, per una partita a nascondino.