Il vecchio vinaio di piazza Capranica, a Roma, era un personaggio curioso. Alla metà degli anni Novanta, in piena controtendenza rispetto alle mode dell’epoca, aveva interi scaffali di vecchie annate di Barolo Borgogno, strani flaconi di Spanna pluridecennali (memorabile un suo 1955), misteriosi elixir armeni. Prendeva la vita con filosofia, e talvolta con estimo. Se uno tornava in negozio a esternare il proprio disappunto dopo la stappatura di una bottiglia infelice che lui aveva caldamente consigliato, si stringeva nelle spalle e chiosava in maniera inattaccabile: «Sì, magari non era un granché, ma di sicuro meglio di un’operazione al menisco». Impossibile controbattere efficacemente. Fu costretto a chiudere l’enoteca della storica piazza del centro – che ospita ciò che rimane del glorioso Teatro Capranica: uno dei più antichi teatri d’Italia e del mondo, attivo dal 1679 al 1881 – e aprì un negozietto di vini verso Viale Somalia, nella semiperiferia a nord della Capitale. Dopo qualche anno chiuse anche quell’attività. Noi si fece in tempo a comprarci qualche ultima bottiglia rara e dimenticata, in particolare un Fara degli anni Settanta, forse un ’71: di colore rosa/arancio, delicato, un po’ anemico al palato, profumatissimo. Da allora il Fara è una piccola ma significativa casella della memoria bevitoria. La famiglia Boniperti ne firma un’interpretazione validissima, dedicata in etichetta al nonno fondatore dell’azienda, soprannominato Barton.
Pochi ettari (tre) nel comune di Barengo, a est di Fara e Ghemme, una viticoltura e un’enologia calibrate e di stampo classico, macerazioni abbastanza lunghe, affinamento in botte grande
Pochi ettari (tre) nel comune di Barengo, a est di Fara e Ghemme, una viticoltura e un’enologia calibrate e di stampo classico, macerazioni abbastanza lunghe, affinamento in botte grande. Nessun segreto costruttivo particolare. Ma un risultato finale di brillante qualità: colore rubino luminoso, profumi di frutto fresco, bocca ampia, modulata, matura e insieme reattiva. Un vino puro e armonioso. Degno nipote di quel remoto Fara anni Settanta del vecchio vinaio di piazza Capranica.