Di solito comincio a sbadigliare se gli enofili parlano di roba come lieviti e zolfo, ma Willy Frank riesce a catturare la mia attenzione quando dice: “Lo zolfo fa venire il mal di testa ai lieviti selvaggi e così non ne nasce un’orgia.”
Come gran parte delle voci nel deserto, quella di Willy Frank è pittoresca e un po’ stridula. “Posso dimostrare ogni singola parola che dico,” è una delle sue frasi preferite. Suo padre dimostrò che era possibile fare ottimi vini nella regione dei Finger Lakes dello Stato di New York, ma non si può dire che il messaggio abbia avuto un’ampia diffusione, nonostante gli encomi delle Dr. Konstantin Frank Vinifera Wine Cellars siano periodicamente apparsi sulla stampa specializzata. Il parcheggio dello sgangherato complesso comprendente la cantina e le sale di degustazione, affacciato sul lago – che un tempo era un fiume – Keuka, è comunque pieno di turisti: ciclisti con corna di cervo montate sui caschi e genitori con le polo abbinate intenti a caricare casse di vino sul furgoncino.
“Per i classici vitigni dello Champagne, questa regione è molto meglio della stessa Champagne,” dichiara Willy, imbottito di caffeina, qualche attimo dopo avermi incontrato nell’affollatissima sala di degustazione un sabato pomeriggio di luglio. L’energico settantottenne ricorda vagamente un uccello e pare una versione allegra di Junior Soprano. “Quale Champagne ti piace... Krug? Bollinger? Possiamo batterli. Le uve non maturano mai nella Champagne.” Essendo figlio di genitori che mettevano in tavola “Champagne” Great Western, fino a poco fa il prodotto più noto della regione dei Finger Lakes, sono un po’ scettico, ma Willy non smette mai di parlare quel tanto da permettermi di obiettare qualcosa. Snocciola un elenco di medaglie d’oro e premi. E il Blanc de Blancs Château Frank del 1997 che mi impone è un vino spumante fine e gradevole che non sarebbe necessariamente motivo di disperazione in casa Krug. La serietà della sua ricerca della qualità è attestata dalle permanenti vesciche di sangue presenti sulle sue mani, provocate dal remuage, la pratica champenoise di ruotare e inclinare manualmente le bottiglie sulla pupitre al fine di far scendere il materiale feccioso nel collo. Sono però i bianchi fermi, in particolare i Riesling, a far meritare la ribalta, almeno fino a un certo punto, alle Dr. Konstantin Frank Vinifera Wine Cellars.
La famiglia Frank, originaria dell’Alsazia, emigrò in Ucraina circa trecento anni fa dietro invito di Caterina II, desiderosa di ripopolare la regione dopo un’invasione turca che aveva lasciato terra bruciata dietro di sé. Il padre di Willy, Konstantin, un botanico, portò la famiglia in America nel 1951 e fu attratto dalla zona dei Finger Lakes, nella quale venivano già prodotte grosse quantità di vinello dolce andante – ricordate il Taylor? – da uve ibride franco-americane.
La zona era considerata troppo fredda per i nobili vitigni di Vitis vinifera con cui vengono fatti i più grandi bianchi secchi del mondo. Frank comprese però che la notevole profondità dei Finger Lakes, che occupano cavità create dall’erosione di un ghiacciaio, mitiga le temperature delle colline che li dominano, e piantò infine sessanta varietà di vinifera sopra il lago Keuka, producendo vini che sbalordirono critici e intenditori. Nelson Rockefeller mandava regolarmente un aereo a caricare casse di Riesling da vendemmia tardiva, e i vini di Frank trionfarono nelle competizioni internazionali. Un giovane Robert Mondavi compì il pellegrinaggio ad Hammondsport prima di aprire la propria azienda nella Napa Valley. Nonostante ciò, quando Konstantin morì nel 1985, il figlio Willy, rappresentante industriale a New York, ereditò una proprietà in declino e in una delicata situazione finanziaria.
Willy, che parla spesso di sé in terza persona, spiega come trasformò l’azienda sperimentale del padre in un’impresa commercialmente sostenibile: “Willy toglie cinquanta vitigni e ne tiene dieci. Ripianta i vigneti. Si spacca la schiena sette giorni su sette.” Passando dalla seconda alla prima persona senza quasi fare una pausa per riprender fiato, prosegue dicendo: “Trassi una lezione dal teatro: rimasi lontano da New York fin quando non fui pronto. Vedi come va a Boston e Filadelfia prima di andare in scena a Broadway.” I vini di Frank adesso sono pronti per il successo. Le Cirque offre il suo Riesling secco al calice, e nel 2000 il “New York Times” lo elegge a miglior Riesling americano – e parliamo di un vino in vendita nei negozi a tredici dollari.
Vale la pena di assaggiare tutti gli altri bianchi di Frank; il suo Chardonnay fermentato in botte, fatto con uve di viti piantate dal padre quarant’anni fa, potrebbe passare per un Borgogna village di Chassagne. E spero che altri seguano il suo esempio e piantino Rkatsiteli, un vitigno del monte Ararat, dal quale si ottiene un bianco potente e speziato che fa pensare a un Gewürztraminer secco e nobilitato. Uno scrittore di vini ha ipotizzato che il futuro della zona risieda proprio nel Gewürztraminer, ma Frank fa notare che oltre a essere molto sensibile al freddo (e non esattamente scottante sul mercato), quest’uva fortemente aromatica e dai tempi di maturazione lenti è la preferita in assoluto dei tacchini selvatici che da queste parti sono più numerosi degli uomini. “È come se avessero i cellulari più moderni,” si lamenta Willy. “Chiamano tutti i loro amici nel raggio di chilometri per invitarli a mangiare Traminer.”
A sbalordirmi durante quella visita fu la qualità dei Pinot Noir, dal fruttato Salmon Run da dodici dollari alla riserva vecchio stile da quaranta dollari, con fragranze di erbe aromatiche e ricavata da viti di quarant’anni. Voglio espormi, e dirò che la regione potrebbe avere un grande futuro con quest’uva rossa così capricciosa, sublime e ultimamente di gran voga. (Il Cabernet sembra meno adatto al clima, anche se quest’anno il Cab del 2001 di Frank ha vinto la medaglia d’oro alla San Francisco International Wine Competition.)
Mentre molti dei suoi vicini stanno ancora cavando Kool-Aid fermentato da uve ibride, l’esempio di Frank sta sortendo i suoi effetti. Herman Weimar, un immigrato tedesco arrivato nella zona nel 1968, produce splendidi Riesling sulla sponda occidentale del lago Seneca. La facoltosa Fox Run Vineyards, anch’essa sul lago Seneca, sta offrendo discreti bianchi e rossi – compreso un ottimo Pinot – che non possono che migliorare man mano che le viti maturano. Altre figure emergenti: Glenora, Leidenfrost e Château Lafayete Reneau. Le Dr. Konstantin Frank Vinifera Wine Cellars dovrebbero continuare a prosperare sotto la gestione di Fred Frank, figlio di Willy, che alla fine potrebbe scoprire di non dover parlare in fretta quanto il padre per convincere delle virtù dei Finger Lakes un mondo vinicolo scettico.