Quando spinsero un vassoio di metallo con la cena nella fessura alla base della porta della sua stanza, Benjamin Hammerschlag cominciò a pensare di aver commesso un grosso errore, e meditò di tornare al suo lavoro in un supermercato di Seattle. Stava in quello che passava per un albergo nella regione del fiume Franklin nell’Australia occidentale, “un pub pieno di un’umanità deforme, praticamente ai confini del mondo”, secondo la sua descrizione, mentre cercava vini di prim’ordine da importare negli Stati Uniti. Una settimana dopo, con due soli possibili candidati nel mirino, si svegliò intorno all’alba in un altro squallido albergo, nella Barossa Valley, scoprendone le pareti letteralmente frementi di millepiedi. “A quel punto ero ormai piuttosto depresso,” dice. Fortunatamente, in entrambe le regioni l’industria vinicola era più sviluppata di quella alberghiera, e Hammerschlag è un figlio di buona donna caparbio, competitivo e con un ottimo palato. Negli ultimi cinque anni ha messo insieme un portfolio, Epicurean Wines, che rappresenta una sorta di nuova ondata nell’invasione australiana.
All’epoca della sua prima e poco promettente visita, Hammerschlag lavorava come compratore di vini per la catena di supermercati QFC di Bellevue, un ricco sobborgo di Seattle. Nel giro di qualche anno ha quasi raddoppiato le vendite di vini di QFC
L’unico problema con questi rossi dell’Australia meridionale, secondo Hammerschlag, era la difficoltà di reperirli. Pozioni come il Command Shiraz di Elderton o l’Astralis di Clarendon Hills venivano ricavate in quantità contenute da vigneti di uve Shiraz e Grenache piantati nel primo ventesimo secolo. (Le vecchie viti, è quasi universalmente riconosciuto, generano vini più intensi e potenti di quelle giovani.)
Anche se il Grange, il prototipo di Penfold per lo Shiraz australiano di prima qualità, risale al 1951, quando l’enologo in capo dell’azienda, Max Schubert, tornò in patria da una visita a Bordeaux determinato a produrre vino di livello internazionale, esso rimase sostanzialmente un caso isolato fino agli anni ottanta, durante i quali anche altri cominciarono a produrre Shiraz di Barossa ricchi e robusti. Nel giro di soli due decenni, l’Australia è diventata una superpotenza vitivinicola, e i produttori australiani circumnavigano il globo diffondendo il loro vangelo fruttato e high tech.
Per quanto amasse gli Shiraz della Barossa Valley più tosti e robusti, Hammerschlag era abbastanza presuntuoso da credere che ci fosse spazio per un po’ di finezza e per un senso più sviluppato e restrittivo dell’origine dei vini (il Grange utilizza uve provenienti da tutta l’Australia) e di poter ottenere vini ancora migliori dal paese se fosse riuscito a trovare il talento giusto. “Mi considero un talent scout,” dice. Nel 1999, una volta arrivato ad Adelaide, fece il giro delle enoteche e raccolse trentasei bottiglie di rosso locale, che assaggiò nella stanza infestata dai millepiedi. Poi cercò un telefono. Fu fortunato a trovare rapidamente un nucleo di giovani enologi di grande talento, tra cui Dan Standish, che lavorava per Torbreck, Ben Glaetzer, impegnato con l’azienda di famiglia, Ben Riggs e Reid Bosward. Da quando li ha messi sotto contratto, Hammerschlag ha riservato un’attenzione sempre maggiore alla vinificazione, con una dedizione che gli ha quasi rovinato i denti a forza di assaggiare migliaia di botti di rossi tannici.
“Cerco quelle qualità da funambolo,” dice da dietro quei denti scuriti una sera di primavera al SoHo Grand Hotel, mentre sorseggiamo l’Avignon Proprietary Red del 2002 di Kaesler, che sarebbe un ottimo Châteauneuf-du-Pape. “Spingersi al limite, ma conservare equilibrio e armonia.” Per metterla in un altro modo, i Froot Loops di Ben sono di forte tempra, e le sue muscle car hanno una notevole manovrabilità e persino, a volte, interni lussuosi. The Standish di Dan Standish del 2001, per esempio, è il vino australiano giovane più appagante che abbia mai assaggiato – uno Shiraz di vecchie viti che possiede complessi aromi di cuoio e caffè, una consistenza incredibilmente voluttuosa e viscosa, e persistente sul finale che mi ha lasciato alternativamente inebriato e sbigottito.
Sono bastate due annate perché Amon-Ra di Ben Glaetzer e G.A.M. di Mitolo, due Shiraz di vecchie viti, diventassero leggendari, guadagnandosi punteggi eccezionali sul “Wine Advocate”, anche se come parecchi vini Epicurean vengono prodotti in quantità molto esigue. Mitolo produce anche un Cabernet in stile Amarone chiamato Serpico che manderà in estasi il vostro gruppo di degustazione. Fortunatamente, Hammerschlag è stato altrettanto attivo nel trovare vini per edonisti attenti al risparmio – rossi spassosi come Black Chook e Woop Woop Shiraz, per cui non si poteva trovare un nome più appropriato. Competitivo com’è, Hammerschlag sarà furibondo se scoprirà che ho menzionato altri ottimi importatori, come Appellation Imports, Click Wine Group, Old Bridge Cellars, Old Vines Australia e Weygandt-Metzler, ma nessuno sta facendo arrivare vini australiani stimolanti con la stessa continuità di Epicurean Wines.