IL GEMELLO DI ROBERT MONDAVI NEL MONDO BIZZARRO
Passioni e freddure di Randall Grahm

I piani di Randall Grahm per conquistare il mondo hanno subìto diverse battute d’arresto per colpa di litigiosi baroni del vino, dell’asse egemonico Cab/Chard della California e della cicalina Homalodisca vitripennis, ma lui non pare neppure lontanamente scoraggiato. A quarantanove anni, ha l’aspetto giovanile di un dottorando denutrito, nella versione con coda di cavallo dell’Università della California di Santa Cruz verso la fine degli anni sessanta, e trasuda un entusiasmo solo leggermente mitigato dalla sardonica verve e dall’intelligenza scettica. Quando ci siamo incontrati a pranzo allo Union Square Cafe di New York, è stato accolto come una rockstar, non solo dal personale ma anche dagli altri clienti, che ci hanno ripetutamente interrotto per baciargli l’anello. (Non che mi abbia dato fastidio. Davvero. Anche se New York dovrebbe essere il mio territorio. Non mi ha dato affatto fastidio.)

Grahm è uno degli eccentrici visionari del mondo del vino, appartenente alla stessa categoria inclassificabile di Didier Dagueneau, Sean Thackrey e Stanko Radikon. È il fondatore e proprietario di Bonny Doon Vineyards, padrino dei Rhône Rangers, gemello malvagio di Robert Mondavi nel Mondo Bizzarro. I lettori del suo bollettino potrebbero sospettare che Grahm si sia dedicato alla produzione vinicola per poter indulgere alla sua passione letteraria, caratterizzata dal gusto per stravaganti freddure (“rapporto carneros”, “entre neuse”)5 e astrusi riferimenti alla letteratura, alla filosofia e alla medicina cinese. Un numero recente contiene una parodia di Salinger dal titolo Un giorno perfetto per i pescibarbera. Grahm ha scritto anche una parodia di I ponti di Madison County all’apice del successo di quel polpettone lacrimoso, con l’über-critico Robert Parker nei panni del romantico protagonista.

La passione di Grahm per il vino esplose mentre studiava filosofia alla University of Southern California e lavorava in un’enoteca di Beverly Hills. “Sembrava un ottimo modo per conoscere ragazze,” disse. In enoteca, Grahm assaggiò alcuni grandi vini francesi. “Capii che l’unico modo per permettermi dei vini del genere era produrli,” spiega. Il Pinot Noir fu il suo primo amore, ma scoprì i vini della valle del Rodano grazie all’amico Kermit Lynch. Grahm giunse alla conclusione che i vitigni del Rodano fossero più adatti alla California e il resto, almeno per gli appassionati del vino, è storia. Non fu il primo rodanofilo californiano – riconosce tale merito a David Bruce – ma fu probabilmente l’Elvis Presley dei cosiddetti Rhône Rangers.

Mentre la Valle di Napa stava diventando famosa per i suoi Cabernet e Chardonnay, Grahm cercò vecchi vigneti di Grenache e Mourvèdre, e piantò le sue uve vicino a Santa Cruz. Tra i suoi primi successi ci furono due versioni del Nuovo Mondo di Châteauneuf-du-Pape che, oltre a colpire i critici, dimostrarono il suo talento per nomi eccentrici e arguti. Il suo Old Telegram è un omaggio al Vieux Télégraphe, mentre Le Cigare Volant fa riferimento a un’ordinanza approvata dal consiglio comunale di Châteauneuf-du-Pape che proibiva ai velivoli alieni, noti in Francia come “sigari volanti”, di atterrare entro i confini cittadini. I vini da dessert di Grahm, in particolare i suoi Moscati dolci, hanno ottenuto punteggi straordinari da Robert Parker.

Il dirigibile della carriera di Grahm parve perdere quota negli anni novanta. I suoi vigneti furono tra i primi a venir spazzati via dalla malattia di Pierce, diffusa da un orribile insetto, la cicalina Homalodisca vitripennis. (Ebbi l’intelligenza di comprare l’ultima annata, una cassa di Syrah Bonny Doon del 1994, uno dei migliori Syrah del Nuovo Mondo che abbia mai assaggiato.) Parker smise di recensire i vini di Grahm per molti anni – per mancanza di interesse o forse per via della parodia di I ponti di Madison County. Il movimento che lui stesso aveva avviato gli rese più difficile trovare uve da comprare.

D’altra parte, aprì Ca’ del Solo, una linea di vini italo-californiani fatti con uve Nebbiolo, Barbera e Pinot Grigio. Piantò oltre trenta ettari di viti a Soledad, illuminate di notte dai fari della prigione. E fu il primo produttore americano a compiere esperimenti con la micro-ossigenazione, un metodo di ossigenazione del vino teso ad ammorbidirne i tannini e (in teoria) prolungarne la vita.

La mossa più innovativa di questo inveterato innovatore fu la creazione del suo club del vino – chiamato DEWN, Distinctive Esoteric Wine Network – un nuovo paradigma per il marketing vinicolo e un’idea originale di creazioni una tantum. I vini DEWN sono tour de force unici e irripetibili, compiuti a volte in collaborazione con enologi europei. Per creare il suo Fish out of Water Ripasso del ’99, Grahm ha passato il succo di Nebbiolo su vinacce di Barbera. “Perché?” chiede. “Perché avevamo la possibilità di farlo.” Il massiccio Le Monstre del 2000, con il suo intenso aroma di ribes nero, è stato fatto nella Languedoc in collaborazione con un enologo francese, mentre il voluttuoso My Favorite Marsanne del ’99 stava quasi per meritarsi tale titolo agli occhi del sottoscritto degustatore, diventandone il Marsanne preferito. La buona notizia è che chiunque può entrare nel club, e il prezzo dei vini è incredibilmente abbordabile. La notizia strana è che vengono prodotti una volta sola – il vino come performance. “Tradizionalmente, la vinificazione è qualcosa che vive di tradizione e continuità,” riconosce Grahm. Ma continua a credere che la vita sia troppo breve per tutte le sue idee enologiche, per non parlare della sua riserva di nomi stravaganti. Le etichette, di artisti del calibro di Ralph Steadman, sono altrettanto, come dire, creative. Dal momento che la filosofia è stata la mia prima materia all’università, e che adoro il Riesling, non posso resistere a un vino chiamato Critique of Pure Riesling. L’arguzia di Grahm gli è però costata qualcosa negli angoli più sprezzanti del mondo del vino. La gente che ama pavoneggiarsi non stappa un vino chiamato Macho Nacho a una cena di lavoro.

Nonostante tutta questa sua iconoclastia, Grahm è in ultima analisi un conservatore. Si scaglia contro l’uso smodato di nuove botti di rovere e contro la “Viagraficazione” enologica. “Sia Parker che ‘Wine Spectator’ hanno semplificato eccessivamente il vino,” dice. “Tutto si riduce a intensità e potenza. Valutare un vino in base all’intensità è come giudicare la musica in base al volume. Stranamente,” dice il posthippie, che si fa regolarmente allineare i chakra, “sono una specie di Tory in fatto di vino.” Una specie.