PARTE SETTIMA
FONDI DI MAGAZZINO

IL BAMBIN GESÙ IN PANTALONI DI VELLUTO
Bouchard e il Borgogna


Una grande bottiglia di Borgogna è uno dei
più forti argomenti in favore del vino di cui
disponiamo... Per la maggior parte di noi,
tuttavia, il problema è trovare quella grande
bottiglia di Borgogna.
GERALD ASHER,  Vineyard Tales


Nel 1985 mi trovai ospite del Château Marmont di West Hollywood a spese di una grossa casa di produzione cinematografica. Sebbene il menu del servizio in camera fosse riguardo ai cibi abbastanza minimale da soddisfare gli anoressici e i tossici più esigenti, conteneva un paio di dozzine di vecchie annate di grand cru di Borgogna di Bouchard Père et Fils. Tornando ripetutamente lì negli anni successivi, contribuii a svuotare questa cantina, sviluppando nel far ciò una terribile dipendenza dal Borgogna che perdura ancora oggi.

Il Borgogna è un vino per romantici cronici – coloro per i quali la speranza trionfa eternamente sull’esperienza. Se siete persone sensate con una famiglia, un lavoro e una fede assoluta nel rapporto di causa ed effetto, forse fareste meglio a evitare la Côte d’Or. Dopo aver provato il trasporto di una grande bottiglia di Borgogna, potreste finire i vostri giorni in miseria, sbavando su cataloghi di aziende vitivinicole borgognone, offrendo favori sessuali ai sommelier – tutto nella vana speranza di rivivere quell’estasi. Ora che abbiamo fatto scappare i rammolliti, lasciatemi circostanziare tale tetro scenario proponendo una fonte affidabile da cui ottenere questa particolare sostanza controllata.

Fondata nel 1731, la Bouchard possiede più vigneti di pregio di qualunque altra azienda della Côte d’Or. E la sua storia è per molti aspetti emblematica della regione. Il quartier generale della Bouchard fu costruito sulle rovine del quattrocentesco Château de Beaune, che la famiglia acquistò dopo la Rivoluzione francese; le antiche cantine coperte di ragnatele contengono quella che è indubbiamente la più grande biblioteca al mondo di vecchie annate di Borgogna, che arriva fino alla prima parte del secolo scorso. Da tempo celebre per i suoi magnifici grand cru, negli anni settanta l’azienda, come il Borgogna stesso, sopravviveva ormai grazie alla mera inerzia della sua reputazione.

Negli anni sessanta e settanta molti famosi vigneti della regione erano stati piantati con cloni capaci di alte rese e saturi di fertilizzanti. Ai fiacchi vini di questi vigneti eccessivamente spremuti veniva regolarmente messo il turbo con zuccheri e acido tartarico, senza tener conto delle rigide leggi che limitavano simili procedimenti. Peggio ancora, alcune tenute e certi produttori della Borgogna etichettavano e vendevano sistematicamente vini village di minor pregio come premier cru e grand cru dei più prestigiosi vigneti sulle colline, così come vini della valle del Rodano e di altri luoghi, facendosi beffe dell’intero sistema della denominazione di origine controllata. Sebbene tali pratiche fossero molto diffuse, le autorità decisero di riservare un trattamento esemplare al pesce più grosso. Nell’ottobre del 1987 calarono sul quartier generale della Bouchard, requisendo il registro della cantina che documentava procedimenti di dubbia fama. La Bouchard finì per pagare una multa di circa quattrocentomila dollari e fu quindi venduta a Joseph Henriot, il garbato e impeccabilmente vestito ex presidente della Clicquot Inc., che gestisce anche il domaine di famiglia nella Champagne. A partire dal 1995, Henriot sovrintese un’ampia riforma della Bouchard, i cui risultati vennero pienamente in luce nell’ottima annata ’99.

I vigneti di proprietà della Bouchard sono da tempo concentrati nella Côte de Beaune, la metà meridionale della Côte d’Or, patria dei grandi bianchi di Borgogna, e tra essi figura anche un ettaro o quasi di Le Montrachet. Rimasi leggermente deluso quando vidi per la prima volta questo vigneto di collina posto su un dolce pendio (cinque gradi), la terra santa degli amanti dello Chardonnay. Forse mi aspettavo che assomigliasse al Cervino. Il mio timore reverenziale fu però ristabilito non appena assaggiai il Montrachet Bouchard del ’99 nelle cantine dell’azienda. Il Montrachet non è certo lo Chardonnay più robusto e fruttato, ma i suoi esempi migliori possiedono una purezza incorruttibile che indugia sul palato come un diapason nei timpani. E si può evolvere per decenni. Ultimamente ho preso un Montrachet Bouchard del ’61 nel ristorante di Manhattan che porta questo nome; era incredibilmente fresco e vibrante e, secondo la nota presa allora, mi ha in qualche modo ricordato la prosa di Hemingway nel racconto Grande fiume dai due cuori. Una versione più abbordabile ma pur sempre autentica dell’esperienza del Montrachet – per coloro tra noi che esitano a spendere trecento dollari e più per una bottiglia di vino – è rinvenibile nei Meursault e nei Puligny-Montrachet di Bouchard ottenuti da vigneti adiacenti.

Per molti anni l’alfiere dei rossi di Bouchard è stato il Beaune Grèves La Vigne de l’Enfant Jésus, un premier cru che secondo le monache che un tempo possedevano il vigneto produceva un vino liscio e levigato come il bambin Gesù in pantaloni di velluto – l’analogia forse più stravagante che abbia mai incontrato nel campo sovreccitato delle descrizioni di vini. Come ex allievo di Raymond Carver, lasciatemi aggiungere soltanto una cosa: mi piace molto. Tra i migliori affari dei vini della Borgogna c’è un anno sì e uno no un altro Bouchard di Beaune, il Clos-de-La-Mousse. Henriot ampliò il portoflio dell’azienda con l’acquisto di vigneti pregiati nelle Côtes de Nuits più a nord, patria dei più prestigiosi rossi di Borgogna. I grand cru Bonnes-Mares e Nuits-Saint-Georges Les Cailles sono tra i più notevoli esponenti delle recenti annate.

La Bouchard imbottiglia anche vini prodotti con uve acquistate da altri coltivatori, ma sono quelli sulle cui etichette compaiono le parole Bouchard Père et Fils sopra l’annata a essere i più interessanti, provenendo dai vigneti dell’azienda. La vinificazione, supervisionata dall’affabile Philippe Prost, è impeccabile. (Si badi che Bouchard Aîné è un’azienda completamente diversa.) Esito a consigliare il Borgogna al grande pubblico, ma se siete disposti a rischiare la serenità del vostro animo per mettervi alla ricerca di una delle esperienze sensoriali più eccitanti all’interno della legge e all’esterno della camera da letto, potreste cominciare col provare i miei vecchi amici di Hollywood, Bouchard Père et Fils.