BISTICCI SUL BRANDY
L’Armagnac
Ormai non sono più un gran bevitore di liquori. Il vino offre maggiori sfumature e attrattive in cambio di un minor numero di cellule cerebrali. Nel corso dei miei viaggi a Bordeaux ho sviluppato tuttavia un interesse per l’Armagnac, che viene spesso servito dopo cena nei grandi châteaux e nel noto bistrò La Tupina, dove i commercianti di vini e i proprietari di châteaux ne assaporano vecchie annate dopo aver annaffiato un pollo arrosto con una bottiglia di Pauillac. Col tempo ho finito per apprezzare la complessità e la varietà del secondo distillato di Francia, così come il senso di appagamento e la vena contemplativa ispirati da un napoleone postprandiale. “Nei suoi esempi migliori,” sostiene l’esperto inglese di liquori Nicholas Faith, “l’Armagnac offre al bevitore una profondità, una dolcezza naturale e una pienezza che neppure il Cognac più pregiato può eguagliare.”
Nella regione boschiva della Guascogna, circa centocinquanta chilometri a sud di Bordeaux, tutti vi diranno che l’Armagnac è il più antico liquore francese, distillato fin dal 1411. Il Cognac nacque molto più tardi, ma la posizione della città sul fiume Charente ne agevolò il trasporto e il raggiungimento di una fama internazionale. Il distillato di Armagnac rimase una sorta di culto locale, cui fu spesso attribuita la notevole longevità degli abitanti della zona. Se la produzione del Cognac è concentrata nelle mani di una manciata di ricche aziende, l’Armagnac è ancora un prodotto in larga misura artigianale, plasmato da persone energiche come Martine Lafitte del Domaine Boingnères.
Con il suo casco di capelli corvini, i grandi occhiali Valentino di tartaruga, il maglione tigrato e i pantaloni bianchi attillati, Martine Lafitte potrebbe essere la proprietaria di un istituto di bellezza o di un’agenzia di viaggi. Qui, nella patria di d’Artagnan e del foie gras, mi aspettavo qualcuno di un po’ più… rustico. Si sarebbe tentati di dire che non è il tipico produttore d’Armagnac, se non fosse che più gente del posto si conosce, più si capisce che questa è una terra di individualisti che dissentono appassionatamente riguardo al modo di fare le vrai Armagnac. Da questo punto di vista, la regione è più simile alla Borgogna che a Bordeaux: è una zona di piccoli appezzamenti e contadini litigiosi che vanno ciascuno per la propria strada, bisticciando sul vrai Armagnac anche mentre stigmatizzano la mancanza d’integrità di quell’altro Brandy francese che riempie i negozi duty free di tutto il globo.
La tenuta Boingnères, nella regione del Bas-Armagnac, di proprietà della famiglia Lafitte dal 1807, comprende circa venti ettari – non molti se si pensa quanto il suo Armagnac sia ricercato da Tokyo a Londra. Metà della terra ospita la Folle Blanche, la passione di Martine Lafitte. La Folle Blanche è più difficile da coltivare dell’Ugni Blanc o del Colombard, due vitigni più comuni, ed è quindi in declino, ma secondo la Lafitte produce l’Armagnac più ricco e aromatico. Il padre di Martine fu uno dei grandi paladini della Folle Blanche, ma molti dei vicini dissentivano dalla sua convinzione che si trattasse dell’autentica uva da Armagnac, preferendo vitigni meno esigenti. Un giorno arrivò al suo chai e trovò una croce di fiori del cimitero sulla porta della cantina. “È una regione tosta,” dice con orgoglio Martine Lafitte, facendo un’ultima boccata dalla sua Craven A prima di accompagnarmi in cantina. “Dobbiamo lottare per le nostre convinzioni.”
Martine Lafitte mi mostra alambicchi antiquati – torri gemelle di rame dove il vino viene riscaldato e fatto evaporare durante l’inverno, dopo la vendemmia. Con la distillazione lo porta a un tenore alcolico di quarantanove gradi, producendo un liquore più aromatico del tipico Cognac con il settanta percento di alcol. L’acquavite acquisisce ulteriore sapore e maturità nelle botti di rovere, dove si può evolvere per decenni. A differenza di altri produttori, Lafitte non lo annacqua fino a farlo scendere a quaranta gradi per l’imbottigliamento.
Le norme vigenti nella regione permettono di vendere l’Armagnac di soli due anni, ma questi distillati giovani sono senz’altro da evitare. L’Armagnac con cinque anni di invecchiamento può essere etichettato VO, VSOP, o Réserve. I migliori Armagnac sono però quelli più vetusti, che di rado vengono imbottigliati prima di esser stati invecchiati dieci anni. Laubade, uno dei domaine più vasti, ha migliaia di botti di vecchio Armagnac che matura (ed evapora) in una serie di cantine nel pendio sotto la magione del 1850. Alla Laubade pensano che il legno sia altrettanto importante dell’uva, e prendono gran parte del rovere da una vicina foresta per poi accatastarlo e lasciarlo a essiccare per diversi anni prima che il bottaio cominci il proprio lavoro. Gli Armagnac di Laubade vengono prodotti per lo più con uve Baco, che secondo molti hanno un maggior potenziale di invecchiamento rispetto alla Folle Blanche. (Persino Madame Lafitte riconosce al Baco la virtù della longevità.) Nei loro primi vent’anni di vita, non mostrano la complessità degli Armagnac ottenuti dalla Folle Blanche, ma cominciano davvero a fiorire una volta raggiunta la maggiore età.
Procedendo a ritroso fino al 1934 nell’assaggiare annate, sono rimasto colpito dalla crescente complessità e profondità dei distillati più vecchi, anche se, come nei vini pregiati, alcune annate sono nettamente superiori ad altre – e in questo caso quella del 1947 è indubbiamente la mia preferita.
La prassi della datazione delle bottiglie, che non viene seguita nel Cognac, ha reso l’Armagnac sempre più popolare, soprattutto sulle nostre sponde così attente al vintage. Laubade è uno dei pochi produttori ad avere riserve sufficienti di vecchie annate da renderle ampiamente disponibili negli Stati Uniti, ma ci sono molti piccoli produttori che val la pena provare. I migliori sono per lo più concentrati nella regione più occidentale del Bas-Armagnac e tra questi ci sono alcuni dei miei preferiti: Château de Briat, Laberdolive, Château de Lacquy e Château de Tariquet. A rendere così seducente l’Armagnac è in parte il fatto che ci siano dozzine di produttori a offrire distillati ricchi e complessi che compaiono nei nostri ristoranti e negozi di alcolici, e molti di questi liquori garantiranno una conclusione memorabile e contemplativa al pasto.