BIANCO SU BIANCO
Champagne Blanc de Blancs

La cittadina incontaminata di Le Mesnil-sur-Oger si adagia in modo quasi compiaciuto al centro delle colline dal profilo ondulato della Côte des Blancs nella Champagne. Lungo le strade sfrecciano BMW e Mercedes, guidate da alcuni tra gli agricoltori più ricchi del mondo. Questi felici francesi coltivano uve Chardonnay in parcelle classificate grand cru sul fianco gessoso della collina, i cui frutti sono destinati ad alcuni tra i migliori Champagne al mondo. Nascosto nel centro della città, dietro case del diciottesimo secolo, c’è un vigneto costellato di fossili, il Clos du Mesnil, probabilmente il pezzo di terra più venerato della Champagne, di proprietà della maison Krug.

Il Blanc de Blancs, letteralmente “bianco dei bianchi,” viene fatto con uve Chardonnay. Non alzate gli occhi al cielo. “Molti dei miei clienti dicono: ‘Ma io odio lo Chardonnay’,” racconta Charles Stanfield, il responsabile dei vini spumanti da Sam’s Wines di Chicago, tatuato e della stazza di Sub Zero. E io gli dico: “Ehi, non dica così, c’è Chardonnay e Chardonnay. Il Blanc de Blancs è lo Chablis dello Champagne – molto fresco, molto secco.” I clienti di Stanfield non obiettano mai nulla, almeno in sua presenza. Tanto per cominciare, è Chevalier de l’Ordre des Côteaux de Champagne. È anche il Mr. T della vendita al dettaglio. Ama il Blanc de Blancs. Dovreste fare altrettanto.

Il tipico Champagne consiste in un assemblaggio di Pinot Noir, Pinot Meunier e Chardonnay. Non una cattiva ricetta. Ma se mai assaggerete un Clos de Mesnil maturo o un Comte de Champagne Taittinger, capirete che c’è qualcosa di magico nelle uve Chardonnay di questa regione settentrionale. Molti fanatici delle bollicine ritengono che lo Champagne fatto con uve Chardonnay in purezza possa conseguire una maggior longevità e intensità di quello con una massiccia componente di Pinot. Sorseggiare un Salon del 1982 o un Blanc de Blancs Dom Ruinart del 1988 potrebbe distruggere per sempre i vostri eventuali preconcetti sulla scarsa corposità e sull’eccessiva delicatezza del vino bianco. Immaginate di ascoltare la Nona di Beethoven sparata attraverso una colonna di amplificatori Marshall. Questi sì che sono vini; sono fatti per essere invecchiati, e bevuti con del cibo. Con del gran cibo. Detto ciò, esistono stili di Blanc de Blancs più snelli e leggeri che rappresentano un aperitivo perfetto – per esempio il Blanc de Blancs di Michelle Turgy, un piccolo coltivatore di Mesnil, che mi ricorda molto da vicino lo Chablis, con la sua mineralità gessosa. (Il gesso kimmeridgiano della Côte des Blancs è parte della stessa formazione geologica che affiora a Chablis.)

grand cru, il massimo grado nel sistema di classificazione dello Champagne. (Se vedete il termine sull’etichetta, significa che il vino è grand cru al cento percento.) Sebbene gli stili varino, la qualità resta impeccabile, e persino gli snob delle bollicine possono apprezzare lo snobismo rovesciato di un’etichetta relativamente sconosciuta. Sospetto che questi vini “artigianali” saranno in futuro la new wave dello Champagne – l’equivalente dei Cabernet di culto.

Produttori di medie dimensioni come Delamotte, Deutz e Jacquesson offrono a loro volta ottimi Blanc de Blancs. Delamotte ha diritto di opzione sulle uve rifiutate da Salon, il produttore di quello che è forse il più esotico Champagne al mondo. Viene prodotto solo in annate eccezionali da viti di veneranda età diradate con la massima severità, sulle parcelle con la migliore esposizione dei vigneti grand cru di Mesnil. (Non sono in grado di assicurare che i grappoli vengano raccolti uno alla volta da vergini bionde in veli finissimi, ma la cosa non mi sorprenderebbe affatto.) Negli anni venti, Salon raggiunse la celebrità in quanto vino della casa da Maxim’s, e da allora in poi è diventato una sorta di parola d’ordine tra i veri fanatici dello Champagne.

Vini spumanti di uve Chardonnay in purezza vengono prodotti anche altrove, per esempio in California. Il Blanc de Blancs di Schramsberg mi è sempre parso l’esempio più interessante e simile allo Champagne. Mumm’s Cuvée Napa offre un gradevole Blanc de Blancs a un prezzo accessibile, ma le versioni americane sono quasi sempre troppo fruttate per il mio palato. Francis Ford Coppola ha appena messo in commercio un Blanc de Blancs che ha preso il nome della figlia, Sofia, e sembra un Hawaiian Punch: un vinello discreto da tracannare a un picnic estivo, ma ben lontano dal Mesnil.

Come ogni altro Champagne, il Blanc de Blancs è disponibile sia in bottiglie millesimate che in assemblaggi di diverse annate. L’annata da acquistare, se decidete di investire del denaro, è quella del ’96. Quelle del ’98 e ’99 non sono altrettanto ricche e potenti. I vini di superlusso tête de cuvée vengono messi in commercio molto più tardi – il Clos de Mesnil attuale, nella primavera del 2006, è quello sconvolgente del ’95. L’ultima annata del Salon pare essere quella del ’96, con la sua squisita complessità. E di recente ho visto il Ruinart del 1988 e del 1990 nei negozi – per una cifra che si aggira intorno ai cento dollari, sono relativamente un affare. Ci sono però anche degli eccellenti Blanc de Blancs non millesimati a partire da circa trenta dollari.

E così vi auguro un “blanc” Natale, e un “blanc” nuovo anno.