I BIANCHI
DELLE ANDE

Le Ande, la catena di vette incappucciate di neve che sfiorano il cielo e separano Cile e Argentina, sono una delle poche cose che i due paesi hanno in comune. Il Cile viene a volte soprannominato la Svizzera del Sud America, l’Argentina invece assomiglia molto all’Italia, al punto da essere più italiana dell’originale. I banchieri internazionali adorano il Cile, mentre l’Argentina non molto tempo fa non ha pagato centocinquantuno miliardi di dollari di debito. I cileni solitamente rispettano i segnali stradali e i limiti di velocità, gli argentini guidano come volano i pipistrelli, temerari, obbedendo soltanto al proprio radar personale. Ma grazie alle Ande, i due paesi hanno qualcosa in comune: le pendici più basse e gli altopiani su entrambi i versanti, ovvero un paradiso della viticoltura. I francesi, non certo famosi per rispettare terroir che non siano i loro, hanno riservato grandi attenzioni a questo bendidio, e ormai è impossibile stappare una bottiglia di Champagne nella hall di un albergo su ambo i lati delle Ande senza colpire un enologo o il proprietario di uno château di Bordeaux.

Se i rossi dei due paesi sono abbastanza diversi da meritare una trattazione separata, i bianchi prodotti da vitigni francesi su entrambi i versanti sono piuttosto simili per qualità e stile, e più che pronti a competere sul mercato mondiale. Viognier, Pinot Gris e Chenin Blanc potrebbero un giorno fare il grande balzo, ma per il momento i pezzi forti sono il Sauvignon Blanc e soprattutto lo Chardonnay.

Il panorama argentino è caratterizzato da vastissimi scenari con cieli aperti, mentre sul versante cileno i vigneti della Valle Centrale sono stretti da un lato dalla catena costiera e dall’altro dalle Ande, spesso avvolte nella nebbia. Le viti arrivarono con i missionari che seguirono i conquistadores e prosperarono in un isolamento idilliaco, sfuggendo miracolosamente alla piaga mondiale della fillossera nel diciannovesimo secolo. Questo eden della viticoltura fu la patria di una mezza dozzina di enormi aziende vitivinicole, come Cousiño Macul e Concha y Toro, che fiorirono placando la sete locale di rossi robusti. Fu tuttavia la creazione di Montes da parte di un quartetto di veterani dell’industria vinicola cilena (tra cui Aurelio Montes), che nel 1988 segnò l’inizio dell’era moderna, orientata verso l’esportazione. Nei primi anni novanta, mentre la lunga dittatura di Augusto Pinochet cedeva il posto a un governo eletto democraticamente, il Cile cominciò ad attirare capitali vinicoli stranieri.

La regione di Casablanca, rinfrescata dall’oceano a nord di Santiago, si è dimostrata ideale per gli Chardonnay – Montes si procura qui le sue uve per i suoi vini, così come la veneranda azienda Errázuriz. Oggi, Casablanca è la fonte dei migliori Chardonnay cileni, che spesso rappresentano il frutto di investimenti francesi e americani. Agustín F. Huneeus che, nato in Cile, è diventato una figura di rilievo nella Napa Valley in quanto presidente della Franciscan, ha contribuito a fondare a Casablanca la tenuta Veramonte nel 1990. Quasi simultaneamente, Alexandra Marnier-Lapostolle, nipote del creatore del Grand Marnier, ha fondato Casa Lapostolle e ingaggiato come consulente Michel Rolland, il più celebre enologo itinerante del mondo. Hanno scelto Casablanca per i vigneti di Chardonnay, piantandoli su una serie di ripidi fianchi di collina. In Cile la viticoltura ha riguardato soprattutto il fondovalle, ma l’esempio di Lapostolle è stato seguito da altri. Lo scorso aprile, alla vigilia della vendemmia, ho passato una mattina ad arrancare su questi vigneti di collina con l’ironico e poliglotta Rolland. Quando i suoi vicini avevano da tempo vendemmiato, lui coglieva e assaggiava acini, decidendo in quale vigna cominciare la raccolta. Questa coltivazione collinare è costosa, dal momento che richiede l’irrigazione a goccia, ma i risultati parlano da soli.

Jacques e François Lurton, eredi della grande famiglia bordolese, possiedono aziende vitivinicole su entrambi i lati delle Ande. Il loro Sauvignon Blanc Gran Araucano è probabilmente il migliore del Cile – cosa che non sorprende, dato che la loro famiglia produce uno dei migliori Bordeaux bianchi. Fortunatamente per i due fratelli, il volo da Santiago del Cile a Mendoza in Argentina dura solo un’oretta.

La città di Mendoza, posta a una modesta altitudine e solcata da canali, è il centro della produzione argentina di vini pregiati. Il sistema di canali, che risale alle originarie popolazioni indie, si estende in tutta la provincia di Mendoza, portando le acque che defluiscono dalle Ande agli orti e ai vigneti di quest’arida regione. Le “terrazze” o plateaux

Le radici di Catena Zapata, con la sua nuova azienda vitivinicola in cui i Pronipoti sembrano incontrare i Maya, risalgono al 1899, anche se la sua era moderna inizia nel 1982, quando Nicolás Catena, della terza generazione, ebbe un’illuminazione visitando l’azienda di Robert Mondavi nella Napa Valley e decise di portare il vino andante di famiglia nella fascia alta del mercato. I tre Chardonnay prodotti qui, a cominciare dalle bottiglie da dieci dollari di Alamos, offrono un eccezionale rapporto qualità-prezzo. Bodega Norton, fondata nel 1895 da un inglese per soddisfare la sete argentina di rossi ossidati a buon mercato, ha attraversato una trasformazione simile e adesso produce il miglior Sauvignon Blanc che abbia trovato in Argentina.

A prezzi che vanno dai dieci ai venticinque dollari, gli Chardonnay cileni e argentini rappresentano un ottimo affare di questi tempi, in parte anche per via dei bassi costi della terra e della manodopera. Sembrano inoltre possedere una maggiore acidità naturale rispetto ad altri prodotti del Nuovo Mondo, il che li rende vini più rinfrescanti d’estate. Non è necessario che vi raffiguriate le Ande incappucciate di neve mentre li sorseggiate sotto la canicola, ma so che lo farete.