MALVASIA DELLE LIPARI PASSITO LANTIERI
PUNTA DELL’UFALA

«Ogni omo sempre si trova nel mezzo del mondo e sotto il mezzo del suo emisperio e sopra il centro d’esso mondo»

LEONARDO DA VINCI

Cosa c’entra Leonardo con la Malvasia delle Lipari? Nulla. Ma una citazione leonardesca in un libro fa sempre la sua figura. Qui siamo a centinaia di chilometri dalla Toscana del genio rinascimentale, in pieno Mediterraneo, nell’isola di Vulcano. Paola Lantieri, palermitana di nascita ma vulcanara di adozione, conosce e ama queste terre da decenni. Ha cominciato a fare vino qui nel 2006. Con immensa fatica. Ricreando una vigna in un versante abbandonato dall’agricoltura, a Punta dell’Ufala, nell’estrema parte meridionale che guarda Milazzo e la costa messinese. «Appena arrivata qui c’erano solo ruderi. La ristrutturazione del casale, lo scasso del terreno (cinque ettari) per ospitare le viti e le prime vendemmie sono stati una vera sfida. Nessuno faceva più vino da queste parti, ho dovuto reinventare tutto. Dove ora c’è la vigna c’erano solo canne, per frangere il vento, e qualche vecchia ginestra».

Giovanni Scarfone, ispirato produttore di Faro, le dà una mano nei primi anni. La cantina non c’è, le uve vengono vinificate presso l’azienda Colosi. Nasce così una Malvasia passita di particolare espressività, dolce senza stucchevolezza, profumata senza sottolineature caricaturali, sapida senza eccessi salati. L’analogia aromatica più forte e qualificante non è con la frutta candita né con i fichi secchi, ma con i capperi. Il sapore del vino, per chi non l’ha (ancora) assaggiato, si potrebbe quindi riassumere: una spremuta di uva sultanina con una spruzzata di succo d’arancia e qualche cappero. Una semplificazione? Certamente. La Malvasia delle Lipari Passito Lantieri è molto altro. È un vino che traduce con onestà il carattere austero della sua terra. Una terra che per Paola è il centro del mondo. Ah, ecco, appunto: forse la sentenza di Leonardo c’entra qualcosa, dopo tutto.


Dove ora c’è la vigna c’erano solo canne, per frangere il vento, e qualche vecchia ginestra