MARSALA VERGINE RISERVA HERITAGE
FRANCESCO INTORCIA

«Crediamo sia giusto ricollocare il Marsala nella posizione che gli compete, cioè al centro dell’attenzione mondiale. Occorre farlo uscire dalle cucine e portarlo in tavola». Parole e musica di Francesco Intorcia, giovane rampollo di una delle rare famiglie marsalesi rimaste in arcione alla propria cantina storica. Ha ragione: il Marsala è uno dei tre o quattro più grandi vini italiani in assoluto. Ad avviso di chi scrive, nessun vino fortificato d’Europa può essere considerato in partenza superiore a un Marsala prodotto seriamente; la differenza – pur riconoscendo agli altri la stessa possibilità di tenuta nel tempo – la fanno i valori di complessità, bevibilità e duttilità a tavola, campi in cui il vino siciliano non teme confronti. La storia degli Intorcia è lunga, datando al 1930, ma questi sono anni fondamentali per la famiglia.

È infatti da poco uscito, in una linea commerciale chiamata Heritage, un Marsala Vergine Riserva di esclamativa bellezza, risalente al millesimo 1980, del quale era già uscita anni fa la versione “non riserva”. Il vino si è affinato per non meno di trentacinque anni nelle ciclopiche botti annerite dal tempo e alte come palazzi che si possono ammirare visitando lo stabilimento aziendale, e dentro cui riposano Marsala di vendemmie lontane, ogni tanto, a ritmo lento come una nenia araba, imbottigliati e rilasciati. Il vasto bouquet muove da toni di arancia candita, saggina, noce tostata e miele di eucalipto, e arriva a profumi così originali che confessiamo la nostra difficoltà a descriverli: c’è qualcosa di vinilico, forse, e qualcosa di mediterraneo e piccante. L’assaggio del vino è toccante: l’iniziale ardore si stempera in un ispirato tema aromatico, è sapido e intensissimo lungo lo sviluppo e veemente in uscita, dove quasi rimbomba concedendo un ultimo lascito salmastro. Per chi fosse pratico di sedute spiritiche, una richiesta: se evocate l’anima dell’ammiraglio Cockburn, quell’inglese che nel 1811 descrisse il Marsala come un vino «not unlike Madeira», ecco, verificate se i fantasmi riescono a sentire i profumi, porgendogli questo: nel caso, probabilmente, l’ammiraglio confesserà il suo pentimento per non aver piuttosto descritto il Madeira come vino «not unlike Marsala», prima di rieclissarsi. Oppure tornerà d’acchito tra i vivi e vi saluterà militarmente infilando la porta.


Il vino si è affinato per non meno di trentacinque anni nelle ciclopiche botti annerite dal tempo e alte come palazzi