La balaustra del belvedere di Baunei, in Ogliastra, è un posto perfetto per scattare foto: a sinistra c’è uno dei tratti di mare più belli al mondo in una celebre sequenza di “cale” meravigliose (Elune, Mariolu, Sisine, Goloritzè, Biriola). Dall’altra incombe la montagna: una quinta di speroni rocciosi ha per sfondo le alte cime del Gennargentu, a poco più di trenta chilometri in linea d’aria. In basso, tra i monti e la costa, si indovina una campagna pietrosa e difficile: ci vengono il mais, la vigna, l’ulivo, ed è un buon pascolo per allevare. L’aspetto vitivinicolo ha visto l’area imporsi all’attenzione generale quasi improvvisamente e grazie a due fratelli, Lorenzo e Roberto Pusole, il primo di sedici anni più grande del secondo.
Nel 2012 i due hanno deciso di imbottigliare in proprio, immettendo sul mercato un Cannonau di Sardegna che fece – scuserete l’ossimoro – silenziosamente rumore. Era un’ipotesi nuova e diversa del Cannonau di Sardegna: al posto della ricchezza alcolica, e della vampa di profumi mediterranei, pure affascinanti, il Cannonau dei Pusole porgeva soavità floreali e un sorso discreto, succoso, misurato anche nell’alcol. Esce ora il loro Vermentino di Sardegna, ed è di nuovo tempo di riflessioni. La differenza è che mentre i Cannonau di Sardegna di valore sono diversi – e ne trovate anche su questo volume – i Vermentino sardi, salvo eccezioni, sembrano francamente in cerca d’autore. Se ne trovano di efebici, eredi di una ricetta a successo degli anni Settanta, e di più massicci, in genere da vendemmia tardiva e rese da bonsai, alti in grado, bassi di acidità, ardui da bere. L’ipotesi ogliastrina di Roberto e Lorenzo è differente, e ci trova complici: il 2015, prima annata, è vivamente minerale al naso e lascia filtrare note di ginestra, tarassaco, melone bianco, latte di fico. All’assaggio si svela ampio, fresco, ma austero: la macerazione sulle bucce l’ha reso sostanzioso senza sottrargli grazia, e la sensazione che lascia non ha nulla di esotico: piuttosto, una pietrosa essenzialità. Che sia una nuova strada da battere? In ogni modo, due elementi li abbiamo già accertati: uno è la duttilità di questo bel vino a tavola; l’altro la versatilità dei Pusole come produttori, e diremmo come “pensatori”: di certo non amano le strade comode, che del resto, in zona, non ci sono nemmeno fuori di metafora.
In basso, tra i monti e la costa, si indovina una campagna pietrosa e difficile: ci vengono il mais, la vigna, l’ulivo, ed è un buon pascolo per allevare