La famiglia Orro ha una peculiare inclinazione – per storia ereditata e per volontà diretta – a scegliere per i vini nomi difficili da pronunciare, ricchi di urti consonantici: Crannatza, Tzinnigas (un bianco), Passentzia; ma anche etichette quali Spinarba e Zenti Arrubia non scherzano. Ciò che conta, ovviamente, è che i vini non siano ricchi di dissonanze: al contrario, presso questa piccola azienda a conduzione familiare scoprirete vini di solito ben fatti, del tutto degni di nota. L’attività si autodefinisce Fattoria Didattica: gli Orro vogliono valorizzare e tramandare un lavoro onesto, nei campi e in cantina. Le pietre angolari sono «la difesa della biodiversità» e «la riscoperta delle antiche tecniche di trasformazione».
Le vigne ospitano solo vitigni locali. La Crannatza si ottiene dall’uva vernaccia di Oristano, presente nell’isola da alcune decine di secoli soltanto. Si vinifica secondo la più rigorosa tradizione: alla fine della fermentazione, che sviluppa un’impressionante volume d’alcol, un solo ceppo di lieviti è in grado di sopravvivere: i Saccharomyces cerevisiae.
Questi tenaci microrganismi risalgono sulla superficie delle botti (in castagno, da 6 a 10 ettolitri, lasciate appositamente scolme) e formano un velo biancastro detto flor, una sorta di biofilm in buona parte responsabile dello sviluppo aromatico tipico dei vini di stile ossidativo. In queste particolari condizioni di affinamento il vino resta per qualcosa come 60 mesi, al minimo. Ne nasce un bianco di notevole complessità, caldo nei riflessi ambrati del colore, iridescente nelle sfumature olfattive di mallo di noce, mandorle tostate, datteri, spezie, dal sapore netto e profilato. Punto di forza del vino, un tatto serico, delicatissimo: un soffio al palato, in cui la frazione alcolica, pur sulla carta marcata (sui 17 gradi) è solo un discreto veicolo dei profumi e del gusto.
Le pietre angolari sono la difesa della biodiversità e la riscoperta delle antiche tecniche di trasformazione