Tra le espressioni più “filologiche” del Gattinara va annoverata, da qualche anno, quella del giovane Luca Caligaris. Luca ha iniziato a produrre vino in proprio nel 2002, riadattando un antico edificio-cantina nel centro storico. Nascono lì i cinque vini aziendali; tra essi, il Rosa di Martina e il Rosso di Sara, dedicati alle due figlie di Luca, 10 e 14 anni rispettivamente; poi un Nebbiolo e un Gattinara Riserva. E nasce tra essi il Gattinara d’annata, le cui uve provengono da cru come Osso, Castelle e Lurghe, non lontani l’uno dall’altro nella zona a nord-ovest della città, la sola in cui la concentrazione di vigneti tradizionali sia rimasta significativa. Siamo saliti su quelle colline, a circa quattrocento metri di altitudine, e ci siamo trovati a dominare il territorio circostante. Grandi pietre di porfido tra l’arancio e il rosa, venate di una ossidazione rossiccia o bruna, spuntano da un terreno quasi privo di humus e di superficie lavorabile.
Qualche nome di vigneto, riportato su malfermi cartelli bianchi, riflette la scabra essenza di queste lande, buone davvero solo per la vigna. Jerbiön, cioè terra lasciata a gerbido; Los San Grä e Los di Binelli, gli “Ossi” di San Grato e dei Gemelli, due vigne senza suolo, con la pietra esposta come un osso dalle membra; antichi luoghi vitati senza cartello ma presenti sulle mappe militari, come il Baraggione (Barashion), la Lama Chiara (Maciara), il Cerreto (Shirëi), e altri dove andando a cercare le antiche vigne si rischia di trovare un benzinaio, un parcheggio, ville a schiera o il fittissimo bosco di robinie. Osso e Lurghe erano già presenti come vigneti nel catasto del 1679, a dire della profondità storica del grande vino di Gattinara. Una vicenda quindi lunghissima, in cui Luca si è inserito, per così dire, molto dolcemente, e con rispetto: il suo 2010, dopo un lungo e meditato affinamento durato oltre quattro anni in legno e altro tempo in vetro, è coerente con il profilo classico del Gattinara dei patriarchi. Come quello, è un rosso stupendo, caldo, complesso e definito nei profumi di frutta, erbe aromatiche a profusione e fiori secchi, solcato poi da una viva acidità al sorso e di contundente intensità minerale (quasi ferrosa, rugginosa).
Qualche nome di vigneto, riportato su malfermi cartelli bianchi, riflette la scabra essenza di queste lande, buone davvero solo per la vigna