F2
FAVARO

«Una vita, tante vite». L’evocativo motto scelto da Giovanni Ascione come didascalia al logo delle sue etichette, una volta rigeneratosi nel vino con il marchio/avatar Nanni Copè, potrebbe funzionare benissimo anche nel caso di Camillo Favaro. E non tanto per i suoi trascorsi di velocista di belle speranze, nel giro della nazionale juniores di atletica, né per la sua lunga e belligerante militanza tra i lanciatori di arance del Carnevale di Ivrea. Le tante vite di Camillo Favaro sono i riflessi di quella curiosità con cui si è avvicinato al mondo del vino, che lo ha spinto a impegnarsi in più contesti, incapace di accontentarsi di un solo mestiere e con la sana ambizione di diventare bravo a fare più di una cosa. Prima affiancando suo padre nella gestione della cantina di famiglia; quindi progettando l’agenzia Artevino, un affiatato gruppo di lavoro ideato per supportare le aziende vitivinicole nell’insidioso comparto della comunicazione. E riuscendo in tutto questo anche a coltivare la sua passione più coinvolgente, quella per la Borgogna, a cui ha già dedicato un paio di libri e altri ne progetta, nel suo cantiere sempre aperto alle idee innovative e alle collaborazioni di qualità.

Tornando al Favaro vignaiolo, che molti conoscono già come l’interprete forse più ispirato di un bianco di nicchia come l’Erbaluce di Caluso, va detto che anche qui il nostro non si è accontentato della patente di bianchista di rango. E continua a reinventarsi l’una dietro l’altra nuove etichette di rosso in tiratura limitata, forte di quella felice ibridazione tra studio e gioco, tra intuizioni istantanee e progetti di lunga gittata, che è un po’ la cifra del suo stile. Ecco perciò che accanto a esperimenti con uve nebbiolo, barbera e syrah, prende gradualmente forma anche un rosso da uva freisa, vinificato in acciaio e cemento e targato F2: Freisa Favaro, se abbiamo ben capito. Ma per noi anche finemente fragoloso, floreale e femminile, facilmente fruibile, francamente fluido, fresco e fragrante, finalmente festoso.