Strapiombi, torrenti, rifugi, sorgenti, sentieri, boschi, vento, specchi d’acqua. E vigneti, rari, ripidi e sporadici, che in pochi conoscono e saprebbero raggiungere; qualcuno è molto vecchio. Di tutte le meraviglie delle Colline Saluzzesi, proprio in faccia alla gigantesca mole innevata del Monviso, i vigneti sono la sola che può esportare almeno una parte della sua suggestione montana, distillandosi nel vino. Certo, è necessaria una buona dose di spirito visionario, unito a doti quali il talento, la motivazione, la voglia di raccontare. Virtù che non mancano a Vanina Maria Carta e a suo marito Michele Antonio Fino; del resto, l’anagramma del nome della prima è “maniaca narrativa”, quello del secondo “e che finali monotoni!”, e si sa, nei nomi c’è spesso acquattato il destino (Alessandro Manzoni: sa darmi sonnolenza; Gabriele Salvatores: bel regista, se lavora; Antonio Vivaldi: violini da vanto; Gianni Morandi: i grandi manoni). Quello della coppia, enigmistica a parte, era sulle colline sopra il borgo antico di Revello: hanno fondato l’azienda nel 2008, e il primo imbottigliamento è dell’anno dopo.
Le vigne sono a venti chilometri in linea d’aria dalla colossale montagna: e sono gioie e dolori. L’escursione termica è una certezza, e con lei la forza aromatica delle uve e la bellezza dei profumi nei vini, lucidi e definiti, come a bassorilievo; ma il freddo notturno e la complessa dinamica delle brezze possono portare sui vigneti eventi impossibili altrove; in questo 2016 ha grandinato a mezzanotte, una volta. Questo rosato, parto del millesimo 2015, è chiaro nel colore come gli archetipi provenzali, profuma di melagrana e rosa, ha sorso fresco, dettagliato, sapido, dissetante. Nasce da un insieme di uve locali, a prevalenza di neretta cuneese, uva rustica e vigorosa, adattatasi alle rigide condizioni locali in termini di temperature e umidità. L’impianto ha ormai sessant’anni, e la sua capacità di rendere nitidamente, anche dopo una vinificazione delicata come quella “in rosato”, l’immagine rocciosa ed essenziale del luogo merita tutta l’attenzione e il sentimento che ci si possono mettere.
L’escursione termica è una certezza, e con lei la forza aromatica delle uve e la bellezza dei profumi nei vini, lucidi e definiti, come a bassorilievo