Si seguono a volte strade secondarie per arrivare a conoscere un produttore ed entrare in contatto con i suoi vini. Fu il nostro caso con Alberto Marsetti, uno dei più notevoli talenti della Valtellina, sia in tema di gestione dei vigneti sia di trasformazione delle uve in vini splendidi e finissimi. Chiedemmo a una nostra amica produttrice se ci fosse, nella sua zona, qualche novità interessante, e lei, bontà sua, ci indicò la possibilità di assaggiare l’interessante produzione di quello che era stato il suo compagno di banco a scuola, tempo prima. Era Alberto, che peraltro non è uscito, come vignaiolo, armato di tutto punto come Atena dalla testa di Zeus; ma al contrario è figlio di vignaiolo, Andrea, e nipote di vignaiolo, Angelo, e così via. La famiglia Marsetti lavora oggi circa otto ettari di vigneto, sei storici e due di recente acquisizione, in diversi comuni valtellinesi.
Tutti i rossi di Alberto hanno un punto in comune: una sorta di spontanea raffinatezza, che li tiene sospesi in un limbo virtuoso senza precipitare mai nel dimostrativo o nel muscolare (aggettivo che, in un Valtellina Superiore che si rispetti, equivale a “pacchiano”, senza eccezioni) e al contempo senza mai sembrare impalpabili, esili, eterei. Tra tutti, il vino che più abbiamo amato, nelle ultime vendemmie, è questo Superiore che potrebbe in teoria rivendicare la sottozona Grumello, quella dei Valtellina più teneri e trasognati, e che invece sceglie di puntare la lente di ingrandimento ancora più vicina alla terra. Si chiama Le Prudenze, storica micro-area all’interno del Grumello, in cui valori elevati di freschezza acida incrociano una cospicua generosità alcolica per costruire un Valtellina appagante e completo. Fermentato in botte grande, matura poi in piccoli fusti di rovere provenienti da una tonnellerie della Loira, a tostatura leggera e già usati per lo Sfurzat aziendale – che per inciso è magnifico. Nel calice ha calore e slancio, buona energia, inappuntabile grazia. E nel suo mondo aromatico di piccole bacche asprigne e selvatiche, fiori appena passati e tracce affumicate, è talvolta possibile individuare un che di terroso: consideriamolo come un nodo al fazzoletto, che non ci lasci dimenticare quanta fatica c’è voluta per distillare da una natura ingrata un tesoro liquido come il vino di Valtellina.
Storica micro-area all’interno del Grumello, in cui valori elevati di freschezza acida incrociano una cospicua generosità alcolica per costruire un Valtellina appagante e completo»