SANTA MADDALENA
KANDLERHOF

Per alcuni popoli antichi, dio era un suono. Per taluni bevitori, dio può benissimo essere un profumo. Nella fattispecie, il profumo sublime e delicatissimo dei lamponi freschi. In un buon Santa Maddalena, di quelli aggraziati, senza forzature nell’estrazione, più “sollevati” che strutturati, note aromatiche così se ne trovano facilmente. La versione proposta da questa storica ma semi (o del tutto) sconosciuta azienda altoatesina è molto valida: leggera, fragrante, addirittura elegante. Certo, l’eleganza non è invece il primo carattere che viene in mente scorrendo le vicende storiche e familiari della tenuta, dato che i nomi coinvolti gareggiano per impresentabilità fonetica, almeno per le orecchie italiche. Vediamo: l’antico maso deve il suo nome a Josef Anton Schloterpöck, che nel 1777 è documentato come kandler, cioè fonditore di stagno.

La situazione onomastica non migliora con i successivi proprietari, gli Spornberger, dai quali discendono gli attuali titolari. Nonostante la zavorra rappresentata in terra italiana da un simile assetto cognominale, qui si fa un Santa Maddalena aereo, in grado di vincere la forza di gravità del pianeta e di offrire un gusto in volo librato, fresco, aperto, sincero. L’evidente mancanza di profondità e di complessità non è un limite, ma un punto di forza: nei giorni di festa, nelle occasioni importanti, è bello stappare un vino d’arte, iridescente nelle sue mille sfumature. Ma il vino di tutti i giorni è bello che somigli a questo rosso, semplice, franco, immediato. Unica flessione, peraltro del tutto accettabile, lo sbuffo alcolico del finale, forse una frazione più caldo e marcato di quanto si vorrebbe. Ma sono dettagli.


Per alcuni popoli antichi, dio era un suono.
Per taluni bevitori, dio può benissimo essere un profumo