Arrivato a questo punto il lettore avrà capito che a noi non piacciono particolarmente i vini di stazza monumentale, densi e gravi, compatti come marmo pario, certificati dall’IPI (Istituto Pachidermico Italiano). Prodotti che si masticano, più che si bevono, e che a noi non danno alcun piacere. Ma non siamo nemmeno così estremisti da apprezzare e valorizzare il loro opposto, i vini esangui e scarnificati che alcuni oggi contrabbandano per prodotti fini e di alta qualità. «La finezza non è vedere attraverso un vetro, ma trovare eleganza anche nelle strutture più possenti», come sottolinea saggiamente un noto produttore bordolese. Esiste comunque un giusto mezzo, un punto di equilibrio dove le opposte spinte della massa bruta, da un lato, e della sua forma plasmata, dall’altro, trovano una conciliazione. Incarna alla perfezione un simile accordo formale il fresco e saporito Santa Maddalena di Christoph Mock, vignaiolo che gestisce i due masi di famiglia, il già abbondantemente sperimentato Mumelterhof e il meno conosciuto Zu Wasser, “della sorgente d’acqua”, presso Fiè allo Sciliar.
La nuova cantina, del 2013, fa nascere vini di tecnica calibratamente moderna, senza eccessi interventisti. Il Santa Maddalena, le cui uve provengono da un appezzamento di un ettaro e mezzo a trecentocinquanta metri sul livello del mare a Costa, vicino alla città di Bolzano, contiene una percentuale saggiamente contenuta di lagrein (circa il 6%). Ciò che consente al vino di assomigliare nel carattere più a una Vernatsch, a una fresca e schietta Schiava, che ai Santa Maddalena più ricchi e corposi. Profumato, scattante, vivo, armonioso, si beve in un soffio, senza “ritorni” alcolici nel tranquillo finale.
La finezza non è vedere attraverso un vetro, ma trovare eleganza anche nelle strutture più possenti