MARTA VALPIANI ROSSO
MARTA VALPIANI

La parola sanzvès è quasi certamente sconosciuta ai numerosissimi appassionati anglosassoni dei grandi Sangiovese toscani (Chianti Classico, Brunello di Montalcino eccetera), e suonerà esotica anche a molti enofili italici. Ma il Sangiovese romagnolo – pronunciato in loco più o meno sanzvès, appunto – merita l’attenzione del bevitore accorto. Certo, l’arida statistica non è ancora del tutto favorevole alla produzione della Romagna. Non pochi specimen regionali sono tuttora ingabbiati nell’anacronistico schema “colorone/legnone/fruttone” ancora in voga presso alcune tribù della Micronesia. Ma non mancano vignaioli determinati ad archiviare questo modello, e insieme a superare l’impasse teorico-pratico del dover raggiungere la famosa maturità fenolica mentre l’uva tocca i 14,5 gradi d’alcol potenziali date le caratteristiche di molte aree della regione. Andare oltre tale impasse è la volontà di Elisa Mazzavillani, giovane e determinata vignaiola alle seconde, se non alle prime armi: «fino al 2009 ero astemia, ho lasciato un impiego al porto di Ravenna e sono passata alle vigne di famiglia», ricorda. Vigne di famiglia della madre Marta Valpiani, da cui il marchio della casa vinicola. Dopo un affiancamento di alcuni anni, ora Elisa è la diretta responsabile della conduzione aziendale.

Date le premesse stilistiche, il Marta Valpiani Rosso è un Sangiovese atipico, a maggior ragione in un’annata fresca come la 2014: scarico nel colore, delicatamente aromatico (rosolio), soffice ma non molle al palato, dove tende ad “allargarsi” ma dove poi riprende forma e slancio grazie a una benvenuta vena di freschezza acida e salina. Un vino non particolarmente complesso né tuttavia banale, che segnala la potenzialità di una vignaiola in via di formazione, ma già consapevole dei propri mezzi.


Il Sangiovese romagnolo - pronunciato in loco più o meno sanzvès - merita l’attenzione del bevitore accorto