Solidità e sensibilità sono le risorse che fanno di Giovanna Morganti una delle interpreti più consapevoli nel panorama del vino italiano di ispirazione artigianale. La sua azienda è nel comune di Castelnuovo Berardenga, ma la composizione dei suoli ci rimanda a Gaiole, coi suoi terreni sassosi e la roccia madre dura a disfarsi. Qui una presenza importante di quarzite e calcare attivo sostiene la spina acida del sangiovese, mentre la componente limosa ne propizia un’espressione più fine. La vigna è piantata quasi per intero ad alberello, soluzione piuttosto desueta in Chianti Classico ma che Giovanna rivendica con orgoglio: «l’alberello garantisce la longevità della vite, e poi è anche molto più bello». Insofferente alle convenzioni, refrattaria alle consulenze enologiche, Giovanna ricorda con profondo affetto la figura di Giulio Gambelli, ma ha parole tutt’altro che tenere all’indirizzo della categoria: «gli enologi hanno mortificato l’acidità del sangiovese, i suoli sono stati trascurati e i vini appiattiti».
Tutt’altro che piatto per contro questo secondo vino aziendale, il 5, che esibisce provocatoriamente in etichetta la sua inadeguatezza nei termini di un voto insufficiente, per poi capovolgerla nel bicchiere in un sorso succoso e vibrante, di energica motricità. È un vino meno conosciuto, rimasto finora forse un po’ oscurato dalla notorietà del Chianti Classico Le Trame, che gli appassionati più coltivati hanno da tempo individuato come un riferimento territoriale imprescindibile. Ora però che anche per il vino bandiera Giovanna ha deciso a malincuore di rinunciare alla denominazione d’origine, sfiduciata da commissioni d’assaggio inadeguate per esperienza e cultura degustativa, la speranza è che questa sua etichetta si scrolli di dosso l’immeritata reputazione di vino “minore” e venga finalmente recepita per quello che è. Vale a dire un rosso “alla mano”, che “batte il 5”, giocato sulla freschezza e sul dinamismo, dal palato schietto e fragrante, che in annate propizie come la 2013 ci regala una piacevolezza davvero golosa e una sorprendente versatilità negli abbinamenti con la tavola.
Gli enologi hanno mortificato l’acidità del sangiovese, i suoli sono stati trascurati e i vini appiattiti