Ci piace pensare che un palato educato e coltivato abbia quasi il dovere di non lasciarsi irretire da costruzioni artificiosamente ridondanti né impressionare dall’opulenza gratuita. È un percorso di formazione che non riguarda soltanto il vino, ma attraversa obliquamente i territori del gusto più disparati, per approdare a una riconsiderazione positiva di valori ormai desueti e impopolari come l’austerità e la frugalità. E non serve scomodare papa Francesco né la “decrescita serena” cara a Serge Latouche, per intuire come anche nel vino sia in gioco qualcosa di analogo. L’esperienza degustativa di un Vino Nobile di Montepulciano come quello di Franco Fiorini può stimolarci a focalizzare il senso concreto di questa prospettiva critica.
In particolare, può aiutarci a discriminare l’essenzialità come valore dall’anemica povertà di stimoli; a distinguere le sfumature di un carattere “finto-semplice” dalla banalità di una magrezza inespressiva; e insomma ad apprezzare l’assenza di orpelli come segno di una deliberata frugalità, tutt’altro che rinunciataria o triste.
Nella pletora di sedicenti vini pseudo-nobili carichi nel colore, ridondanti nel frutto, pacchiani nelle note di legno, estrattivi e alcolici, levigati e ammorbiditi nel sapore, il Nobile di Montepulciano 2013 di Godiolo si stacca con una versione tesa e austera, ma tutt’altro che rigida e spigolosa, anzi. È un rosso scarnificato e frugale ma al tempo stesso dinamico e prodigo di suggestioni sapide, in cui l’assenza del superfluo riesce a stimolare il gusto per l’essenziale. Un’assenza del superfluo che è anche simultaneamente custodia del necessario, intimità con il genius loci di Montepulciano, fedeltà alla vocazione di quel vigneto che Franco, ex restauratore, ha ripiantato quindici anni fa su terreni argillosi esposti a sud-est, ricchi di tufo e sassi, a quota quattrocento. Il suo Nobile è un Sangiovese di razza: non una razza da concorso, s’intende, come certi rossi vistosamente imbellettati che ammiccano a una piacevolezza prevedibile e consolatoria. Una razza diversa, che dissimula i suoi quarti di aristocratica nobiltà in abiti frugali e disadorni, ma elegantissimi.
Austerità e frugalità: non serve scomodare papa Francesco né la ‘decrescita serena’, per intuire come anche nel vino sia in gioco qualcosa di analogo