La stagione dei rossi concentrati e opulenti, muscolari e dimostrativi, ha depositato scorie non solubili in molte regioni del vino italiano. Anche nel Piceno. E non è un caso se le ultime stagioni del vino piceno hanno lasciato cogliere un sorprendente dinamismo e una confortante crescita di qualità nel livello dei bianchi, a fronte di una certa stasi sul versante dei rossi, che in qualche caso diventa perfino involuzione. Con buona pace di quelle pubblicazioni di settore che continuano a elogiarne le doti di «equilibrio diffuso, polpa e ottima capacità di beva», a nostro avviso i rossi prodotti oggi nel Piceno sono in larga percentuale vini in debito di spontaneità e di personalità, che esprimono in misura del tutto inadeguata il potenziale di un territorio così vocato. In questo quadro, dove le eccezioni risaltano con un’evidenza perfino più lampante e persuasiva, si fa apprezzare il lavoro di Rocco Vallorani: un vignaiolo poco più che trentenne, sensibile alle ragioni del biologico, esponente tra i più motivati e battaglieri del consorzio Terroir Marche, che ha saputo saldare una formazione rigorosa, nutrita di importanti esperienze e stage in giro per il mondo, al profondo attaccamento alla propria storia familiare e alla tradizione locale.
Così il suo Rosso Piceno Superiore Polisia: ricavato da una vigna quasi cinquantenne, esposta a sud-ovest e insediata sulle argille di un altopiano riparato dal Monte Ascensione, poi vinificato in acciaio – «nel legno si metteva solo il vino cotto», sottolinea Rocco – Polisia dialoga con il modello di un rosso tradizionale per fragranza e schiettezza, in cui la nervosa freschezza del sangiovese (che incide per quasi il 50% del blend) gioca un ruolo decisivo nell’integrare la poderosa energia del montepulciano; ma allo stesso tempo esprime quel gusto per il dettaglio, quello scrupolo di precisione e pulizia che Rocco ha affinato negli anni del suo apprendistato, specie durante la collaborazione con Giancarlo Pacenti a Montalcino. Fluido e spontaneo nella beva, Polisia sfrutta un lungo affinamento in bottiglia (è ora in commercio l’annata 2012) per completare un percorso di esemplare fusione e scorrevolezza.
Rocco Vallorani: un vignaiolo sensibile alle ragioni del biologico, esponente tra i più motivati del consorzio Terroir Marche