Siamo soliti associare i rossi dell’Umbria all’immagine di vini di spessore, intensi e concentrati, di solida intelaiatura tannica. Rossi capaci di coniugare esuberanza fruttata e volume alcolico, estrazioni generose e speziature pronunciate. Il Sagrantino di Montefalco si propone spesso come una sorta di anacronistica epitome di questa discutibile vocazione muscolare, alimentando l’equivoco critico che tende a confondere vistoso ed elegante, a preferire l’ingombrante al pervasivo, a sopravvalutare l’enfatico, anche se monocorde. Per fortuna, però, l’Umbria del rosso non è tutta qui. E se da un lato una quota non così marginale di produttori ed enologi insiste a confezionare vini velleitari e sovraestratti, difficili da vendere e proibitivi da bere, le alternative tuttavia non mancano e anzi si fanno di anno in anno più valide e convincenti. Il Checcarello è una di queste, e che non si tratti di un vino pensato per i fanatici del peso estrattivo e della muscolarità dei rossi lo si capisce già dal nome.
Al contrario, la versione 2014 ne esalta la fisionomia di rosso agile e slanciato, che sa proporsi con la schiettezza di un vin de soif amichevole e conviviale. Anche per la compagine aziendale che lo produce l’amicizia è un valore fondante, molto più di quanto non lo siano il marketing e i business plan. Rocco Trauzzola e i suoi due soci, Simone Lazzarin e Alessandro De Filippis, rivendicano un’idea di agricoltura ispirata alla semplicità e all’armonia: hanno perciò riconvertito alla biodinamica un’azienda dove le vigne convivono con gli ulivi e i ciliegi, e la gestiscono con spirito artigianale centrato sulla manualità, nel rispetto dei cicli lunari. Nel Checcarello la base di una giovane vigna di sangiovese piantata su suoli sabbiosi ricchi di calcare è integrata da un saldo di barbera da vecchie viti; tutta l’uva è diraspata a mano e pigiata con i piedi, la fermentazione non prevede inoculo di lieviti né controllo di temperatura, l’affinamento si fa in acciaio sulle fecce fini e l’imbottigliamento avviene senza chiarifiche né filtrazioni. Per qualcuno potrebbe trattarsi di un vino naïf; per noi è l’esempio virtuoso di un rosso umbro felicemente contromano.
Per la compagine aziendale che lo produce l’amicizia è un valore fondante, molto più di quanto non lo siano il marketing e i business plan