Alla vigilia di ogni estate, la critica vinicola nostrana riscopre puntualmente le virtù trascurate del vino rosato. E tra gli argomenti utilizzati a sostegno di questa riabilitazione periodica, si affaccia non di rado anche una quota di italico cerchiobottismo. Profumato e dissetante come un bianco, ma con il succo e talvolta anche la ciccia di un rosso, il rosato saprebbe finalmente coniugare freschezza e sostanza in misura egualmente gratificante per i sostenitori delle due diverse parrocchie. Per diventare il partner ideale della tavola estiva in tutte le sue varianti più esotiche: dagli spericolati accostamenti della cucina agrodolce fino al più talebano dei couscous, dai finger food trangugiati in infradito a bordo spiaggia fino ai noodles di mezzanotte, non ci sarebbe piatto etnico capace di resistere al piglio spensierato del vino rosato, alla sua croccantezza del frutto, alla sua smaliziata sensualità.
Diverso ci pare il caso del vino che la romana Mariabarbara Conti, laureata in Scienze Agrarie a Viterbo e specializzata in Enologia a Piacenza, realizza sulle luminose terrazze della campagna teverina. Qui, tra la macchia mediterranea della lecceta dell’Amerino e l’Oasi naturalistica del Lago di Alviano, Mariabarbara ha scelto di piantare le tende, dopo essersi fatta le ossa attraverso significative collaborazioni tra Lazio, Toscana e Umbria (Trappolini, Avignonesi, Castello della Sala).
E qui si dedica ai suoi tre ettari di vigna, ma anche all’uliveto, al frutteto, all’orto, ricavandone prodotti che alimentano la cucina vegetariana dell’agriturismo aziendale, dove il 30 Rosato trova la sua corsia preferenziale. Chi si aspetta l’ennesima variante sul tema del vinello tecnico e fruttato, tutto chiacchiere e distintivi, resterà senz’altro deluso. Per contro, specie se abbinato a una cucina di solide radici orticole e mediterranee, questo rosato fodera la sua veste succosa e fluida di una trama più cremosa, più avvolgente. E rivela una versatilità gastronomica ben ancorata alle nostre consuetudini alimentari, con buona pace dei malati del sushi.
Chi si aspetta l’ennesima variante sul tema del vinello tecnico e fruttato, tutto chiacchiere e distintivi, resterà senz’altro deluso