MILLE
I CACCIAGALLI

Prima di diventare scrittore, Raffaele La Capria è stato un tuffatore a livello agonistico. E nelle pagine di Letteratura e salti mortali (Mondadori, 1990) ricorda che la sua idea di letteratura si è formata proprio nell’epoca in cui faceva le gare di tuffi per il Circolo Nautico Posillipo. Le analogie tra il mestiere del tuffatore e il lavoro di chi scrive, per come emergono dalle sue riflessioni, sono sorprendenti: «Un tuffo se è troppo difficile […] può diventare una faccenda in cui entra troppo la tecnica e il muscolo, ed è raro allora che incontri la grazia e la bellezza. Così in letteratura, i giochi troppo evidenti di abilità, le complicazioni esibite di struttura e i manierismi del linguaggio, le difficoltà da triplo salto mortale di certo sperimentalismo, difficilmente raggiungono quel giusto equilibrio cui dovrebbe attenersi uno scrittore». Non accade forse lo stesso anche nel vino? Quanta tecnica inutile, quanti manierismi artificiosi, quanto gratuito sfoggio di muscolarità; ma anche quanta sciatteria spacciata per avanguardia, quante sprezzature fuori controllo, quante scelte involute e cerebrali.

Poi, però, come d’incanto, “incontri la grazia e la bellezza”. Prendiamo ad esempio il rosso Mille 2015, ultima nata tra le etichette di Mario Basco e di sua moglie Diana Iannaccone, ricavato da una vigna in località Cacciagalli, sui terreni vulcanici della campagna di Teano. L’opzione per un’agricoltura biodinamica, la vinificazione e l’affinamento in cemento, nonché il rovesciamento del consueto rapporto di forza tra aglianico e piedirosso a tutto vantaggio di quest’ultimo, fanno del Mille un vino “garibaldino” nel senso di arrischiato. Del resto, come un tuffo riuscito e una pagina felice, così anche un vino capace di emozionare comporta spesso scelte arrischiate. Arrischiate ma non avventate: qui lo sforzo c’è ma non appare; la sua nonchalance è innervata di tensione gustativa e animata da contrasti di sapore; la sua meditata elaborazione si lascia cogliere come uno slancio spontaneamente aggraziato, di incantevole naturalezza espressiva. E il finale è senza spruzzi e va giù che è una bellezza.


Come un tuffo riuscito e una pagina felice, così anche un vino capace di emozionare comporta spesso scelte arrischiate