LETTERE DELLA PENISOLA SORRENTINA OTTOUVE
SALVATORE MARTUSCIELLO

Confessiamo di avere sempre considerato una vera diavoleria il cosiddetto “QR Code” – per i meno informatizzati, quello sgorbio puntando il quale con la telecamera dello smartphone si determina l’apertura di un collegamento Internet (pagina web, video online o altro).

Di tutte le esperienze nel tema, alla fine solo una ci è realmente rimasta impressa: quella cui ci ha quasi costretto, in un incontro primaverile, Salvatore Martusciello, uomo a tutto tondo del vino campano, che nel suo percorso quasi trentennale con la cantina Grotte del Sole si è costruito un’esperienza invidiabile, ricoprendo ruoli molteplici. È stato selezionatore, commerciante, mediatore, produttore; ora che ha intrapreso una strada nuova, personale, mettendoci nome e cognome assieme alla moglie Gilda Guida, lo troveremo anche in vigna. Torniamo al QR Code: come da indicazioni di Salvatore, abbiamo eseguito la procedura, e sullo schermo del telefono è apparso, in primo piano sul fondale buio, il volto di un uomo anziano. Senza preamboli, ha alzato gli occhi e ha sorriso iniziando a sgranare il suo lento, sincopato rosario sotto il nostro sguardo sbigottito. «Palommin’… Castagnar’… Sciascinos’… Olivell’… Agliàneche… Suppezz’… Sauca… e Surbegna».

Una preghiera di rito greco? Il canto degli Arvali? No. Trattasi dell’elenco, arrotondato per difetto, delle varietà d’uva rintracciabili nelle vecchie vigne della Penisola Sorrentina, e che compongono di conseguenza la base dei due vini locali, il Gragnano e il Lettere, i primi rossi campani, secondo tradizione, ad essere messi in commercio dopo la vendemmia (a San Martino: 11 novembre). Chi fosse il vecchio, lo abbiamo accertato dopo mesi: Vittorio Cuomo, 83 anni, vignaiolo e conferitore a Pimonte. Come molti sanno, Gragnano e Lettere sono due vini rossi, molto popolari, di colore nerastro e struttura slanciata, briosamente frizzanti, in genere lasciati amabili. Non sono identici: il Gragnano è più cupo e fenolico, il Lettere, ingiustamente considerato un “fratello minore”, è più sottile, fresco e aggraziato. Così li fa Salvatore, irreprensibilmente; e dopo lunga pensata, essendo i 2015 più o meno equivalenti quanto a qualità e fattura, abbiamo scelto la via del cuore. Che ci ha portato a dar spazio al Lettere, una meraviglia, vispo sia nell’effervescenza (tenace spuma porpora), sia nei profumi di mora di gelso, viola e mandorla amara, e gustosissimo al sorso, un velluto, percorso da una traccia zuccherina appena accennata.


Palommin’… Castagnar’… Sciascinos’… Olivell’… Agliàneche… Suppezz’… Sauca… e Surbegna. Trattasi dell’elenco, arrotondato per difetto, delle varietà d’uva rintracciabili nelle vecchie vigne della Penisola Sorrentina