IRPINIA CAMPI TAURASINI
DE’ GAETA

Quando nasce una nuova azienda, non è infrequente leggere sul sito Internet o nella cartella stampa, oppure ascoltare dalla viva voce degli attori stessi, qualche considerazione sul passato, un punto di vista sul presente, un’ambizione per il futuro. Meno frequente è trovarle firmate, come in questo caso, «Salvatore e Bruno Gaeta, apprendisti vignaioli». La nostra visita in questa puntiforme azienda irpina, effettuata in pieno inverno, ci ha rivelato che quella dei due fratelli Gaeta non è affatto la classica “falsa modestia” dietro cui si cela, alle volte, una determinazione feroce. Il loro ci è parso un approccio opposto, sinceramente umile, paziente e fiducioso verso le potenzialità del loro territorio e dell’aglianico in sinergia con esso. L’adesione a un progetto battezzato Comuni nel vino, che raduna attorno al lavoro di raccordo di un giovane enologo, Vincenzo Mercurio, altre due aziende locali, RaRo e Stefania Barbot, conferma la nostra sensazione.

Parole chiave: osservazione, sperimentazione, custodia, rispetto, sentimento. E giocoforza, come le due altre citate cantine, si è iniziato producendo non già un Taurasi, ma un Irpinia Campi Taurasini, denominazione a nostro avviso molto intelligente e moderna, che con il suo disciplinare più agile può enfatizzare la dirompente forza giovanile dell’aglianico irpino. Occorre avere mano leggera, peraltro: le “grumosità” tanniche, l’esplosione del grado alcolico e dell’estratto, la perdita di finezza sono dietro l’angolo, con un’uva della potenza dell’aglianico. E dopo una 2013 d’esordio, che valuteremmo come sperimentale e in cui venne usato del legno per la maturazione, idea subito abbandonata, è arrivata la 2014, da un’annata meno esuberante. E ci è venuto da fare “sì” con la testa. Il vino ci è sembrato magnifico, profondo e insieme fresco nelle note di frutta nera succosa, china e viola, carismatico senza essere un totem all’assaggio, chiuso da begli arabeschi floreali e minerali. Qualche dato meno sognante e più concreto per concludere: l’impianto, su terreno argillo-limoso ed esposto verso est-sud-est, è giovanissimo, va dai quattro ai sette anni: è ormai prossimo alla certificazione biologica. L’altitudine sfiora i cinquecento metri sul livello del mare. La vinificazione e la maturazione sono avvenute in solo acciaio e così sarà in futuro. Il Taurasi verrà quando verrà, quando si sarà pronti. In fondo, “pazienza” e “passione” hanno la stessa radice.


Parole chiave: osservazione, sperimentazione, custodia, rispetto, sentimento