Una quindicina di anni fa, lavorando in équipe a un ampio servizio con degustazione sulla Franciacorta, ci imbattemmo in un problema imprevisto: come intitolarlo. I vini erano, ricordiamo bene, molto diversi per stile, qualità, filosofia produttiva, esito generale. Alla fine si optò per “irreprensibile progettualità”, cercando di evidenziare come la granitica coerenza d’insieme del mondo franciacortino, sotto l’egida di un Consorzio – diciamo così – “presente” nella comunicazione, portasse con sé le condizioni per un successo diffuso, ma anche il rischio di irreggimentare le “teste” più originali e prosciugarne le istanze di sperimentazione.
Quel periodo, oggi, appare lontano: non è più così difficile trovare voci fuori dal coro, in Franciacorta, e anche dal lato dell’inquadramento territoriale dei vigneti la situazione è più chiara. Tra le cantine che con determinazione hanno inseguito una propria idea di Franciacorta in questi anni c’è quella dei due fratelli Dario e Claudio Camossi, che dopo una vicenda familiare sviluppatasi nel settore agricolo largamente inteso, hanno impresso all’azienda, all’inizio del nuovo millennio, una accelerazione rabbiosa. I Camossi operano su ventiquattro ettari di vigneti in proprietà su tre comuni, Erbusco, dove la cantina ha sede, Paratico, sorta di “Ambonnay di Franciacorta” allo spigolo nord-ovest dell’areale, dove c’è quasi solo pinot nero, e Provaglio d’Iseo, giusto a sud del lago. Lo stile è puro e raffinato, dato questo che si riflette in alcune scelte tecniche, come quella di non utilizzare zuccheri esogeni come il saccarosio o il mosto concentrato per i dosaggi. Tra i vari Franciacorta assaggiati quest’anno in cantina, ricordiamo vibrazioni positive dall’Extra Brut Rosé, da un Satèn di un certo carattere, e da tutti i vini millesimati. Tra essi, ci è parso particolarmente elegante l’Extra Brut Riserva dedicato a Pietro Camossi, il nonno dei due fratelli, fondatore dell’azienda nel 1960. Il millesimo di riferimento è il 2008, rivendicato in etichetta: il vino, purtroppo raro, è un blanc de noirs da un vigneto di pinot nero piantato vent’anni fa a Paratico, profumato di lampone e rosa selvatica, tiglio, sesamo e forse rosmarino, risolutamente sapido e minerale all’assaggio, per un equilibrio complessivamente inappuntabile. Un calice di intensità e classe da una cantina che forse meriterebbe di più.
Non è più così difficile trovare voci fuori dal coro, in Franciacorta, e anche dal lato dell’inquadramento territoriale dei vigneti la situazione è più chiara