Proviamo a mettere insieme gli elementi iniziali: un rosso pugliese, dalle generose uve negroamaro; un nome che riporta il termine onorifico e un po’ preoccupante di “Don”. Ce n’è di che alimentare i più vieti luoghi comuni sui calorosi e magari un po’ sonnacchiosi vini del Sud italico. E invece, guarda un po’, il Don Franco è un Negroamaro scattante come quadrello di balestra, netto, luminoso, persino affilato. Affilato a suo modo, certo; non quanto un Riesling della Mosella, ovviamente. Ma di sicuro non statico come certi prodotti meridionali dalla bruciante vampata alcolica, dietro la quale il liquido si accascia esanime sulla lingua. Lo produce Domenico Mangione detto Nico, ex farmacista da sempre amante dei vigneti per consolidata tradizione familiare. La masseria Macchiarola proviene dalle proprietà del suocero Franco De Vita, cui è dedicato il vino. In questi ultimi tempi la mano felice in vinificazione del titolare sta facendo parlare soprattutto per la qualità squillante dei bianchi, a cominciare dal Belle Vignole, un Fiano grintoso come pochi.
Tuttavia la purezza espressiva del Negroamaro, percorso da aromi sottili di gariga (che cavolo è la gariga? È una sorta di macchia mediterranea “vera”, cespugliosa, ricca di piante aromatiche quali rosmarino, timo, origano, salvia, lavanda: un botanico storcerà il naso a leggere una simile descrizione, ma è per capirci), intercalati da deliziosi aromi di ciliegia scura, ci ha convinto anche di più. Lo ispira un principio forse ovvio, ma poco praticato e molto benvenuto: meglio non cercare a tutti i costi la maturazione fenolica e una notevole concentrazione estrattiva – ciò che genera spesso rossi monstre molto alcolici, tannici, immobili al palato – e piuttosto preferire una saggia gestione dell’apparato fogliare e delle rese meno contenute, per cercare di preservare freschezza e slancio nell’uva e quindi nel vino. Il risultato parla con grande eloquenza. Nota bene: dopo l’annata 2013 il produttore sta attendendo con pazienza una vendemmia altrettanto favorevole per firmarne una nuova edizione. Noi bevitori attendiamo con molta meno pazienza.
Che cavolo è la gariga? È una sorta di macchia mediterranea ‘vera’, cespugliosa, ricca di piante aromatiche quali rosmarino, timo, origano, salvia, lavanda: un botanico storcerà il naso a leggere una simile descrizione, ma è per capirci