ROSSO
VITEADOVEST

Spesso nelle passate stagioni, non senza una punta di supponenza, abbiamo liquidato la questione del vino siciliano prodotto sul fronte occidentale dell’isola con uno sbrigativo «niente di nuovo». Colpa della nostra superficialità, certo; merito della rinascita di storiche zone produttive orientali quali l’Etna, Vittoria e Pachino, indubbiamente; ma forse, per dirla tutta, anche in parte responsabilità di un comparto produttivo più orientato a intercettare le passeggere tendenze dei mercati che a interrogare le proprie radici territoriali; più rassicurato dall’applicazione dei protocolli enologici che non impegnato a elaborare una risposta persuasiva alla crescente domanda di autenticità e di schiettezza, che si è da tempo fatta strada anche nel vino. In questo quadro, il proposito di ritornare all’alberello, che anima alcune delle più stimolanti esperienze del vino siciliano prodotto a ovest, è uno dei segnali che lascia cogliere negli ultimi anni un’inversione di tendenza degna di nota.

Torna all’alberello anche Vincenzo Angileri, sugli altopiani dell’entroterra tra Marsala e Salemi, dove la vigna è di casa da sempre. Qui Vincenzo ha piantato nel 2011, su un terreno pieno di ciottoli, duemila piante di nerello mascalese e duemila di nero d’Avola; come già faceva suo nonno, l’uvaggio non nasce in cantina ma nel vigneto. E l’obiettivo è chiaro: coniugare le potenzialità del mascalese in termini di tannini e longevità con la freschezza acida del nero d’Avola, varietà che matura un po’ prima e garantisce una scorta di frutto dal carattere più vitale e spiccato. Ecco perciò che Vincenzo vendemmia in due diversi momenti, vinifica parte dell’uva nei mastelli e parte in acciaio e dopo la svinatura affina a lungo sulle fecce fini, per circa sedici mesi, con il dichiarato proposito di dismettere progressivamente le vasche d’acciaio per tornare a quelle in cemento. Questa lunga elaborazione propizia nel vino un’originale integrazione di note più evolute e vibrazioni più toniche; e ne alimenta la complessità senza pregiudicarne la freschezza.


Il proposito di ritornare all’alberello è uno dei segnali che lascia cogliere negli ultimi anni un’inversione di tendenza degna di nota