Esistono vini centometristi, fatti – o meglio pianificati a tavolino – per dare una sorta di “spruzzata” iniziale di aromi e sapori, per poi spegnersi velocemente nel giro di poche ore (se va bene; quando non minuti). Del resto, la quasi totalità dei vini del pianeta vengono acquistati e stappati il giorno stesso, quindi perché pretendere che durino di più? Altri invece, quelli autentici, sono vini fondisti. Si esprimono con lentezza, hanno bisogno di aria, di tempo, di pazienza da parte del bevitore. «Toro lento, muerte de matador», dicevano e forse dicono ancora in Spagna. O quantomeno, era quello che esclamava un personaggio di Fifa e arena vedendo il toro che avrebbe dovuto affrontare di lì a poco Totò.
“Vino lento, vita di bevitor”, verrebbe invece da parafrasare. Così ci sembrano i vini prodotti da Marilena Barbera nelle campagne di Menfi che si affacciano sul mare, a non molta distanza dalle sublimi rovine di Selinunte. Vini lenti, ombrosi sulle prime. Soprattutto sul piano olfattivo. Come il Ciàtu, rosso da uve alicante (cioè grenache, cioè cannonau, nei fatti). Ma vini capaci di schiarirsi con sicurezza, offrendo una palette di profumi originale: nel Ciàtu, alle note aromatiche tipiche del vitigno si alternano sentori salmastri della vicinissima costa mediterranea, che guarda in lontananza Pantelleria e le rive tunisine. La vigna da cui vengono le uve è a Belicello, a soli ottocento metri in linea d’aria dalla spiaggia. Vinificate con delicatezza, senza solforosa in pigiatura («così non si riduce» dice Marilena), danno un rosso profumato, che si muove con agilità nel bicchiere, dal quale tende a separarsi con impressionante velocità.
Quelli autentici sono vini fondisti.Si esprimono con lentezza, hanno bisogno di aria, di tempo, di pazienza da parte del bevitore