XY PINOT BLANC
TENUTA DORNACH

«Farebbe bene a noi vignaioli ricordarci di tanto in tanto che siamo agricoltori». Sono le parole di Patrick Uccelli mentre ci mostra l’assetto della sua tenuta, sulle colline di Salorno, il più meridionale dei comuni altoatesini. E insiste sull’esigenza di diversificare la produzione e di «coltivare un’identità agricola, dal punto di forza garantito dal vino». Ecco perciò gli animali, secondo una linea di continuità con le tradizioni di allevatori della sua famiglia installata a Dornach dal 1836: pecore e capre, asini, polli e api. Ecco gli ortaggi, le patate, il mais. Ed ecco anche la vigna, quasi quattro ettari di terrazzamenti esposti a ovest, che risalgono al lavoro del suo bisnonno, circa un secolo fa, con un meticoloso sostegno di muretti a secco per arginare le proibitive pendenze della collina. Saper osservare, saper aspettare: questi i punti cardinali del suo lavoro in vigna e in cantina.

«Sono stato istruito a intervenire prima che i problemi si manifestino, ma oggi lavoro in modo diametralmente opposto» confessa Patrick, per il quale l’approccio tecnico necessario a conseguire la laurea in Viticoltura ed Enologia, con tutto il macchinoso correlato di protocolli da seguire e prodotti da utilizzare, è stata la prima cosa di cui liberarsi una volta maturata la decisione di dedicarsi alla sua azienda, nel 2008. Altre sono oggi le sue priorità, a partire dalla vitalità dei suoli, grazie all’utilizzo dei preparati biodinamici e al compostaggio del fertilizzante prodotto in azienda con lo stallatico dei suoi animali. «Non c’è nulla di eccitante nel modo in cui faccio i vini» sottolinea Patrick. Così il Pinot Bianco, fieramente refrattario ai tecnicismi che ne banalizzano la silhouette nella stragrande maggioranza delle versioni in commercio, sosta due anni sui lieviti in barrique usate, senza travasi, poi un anno in bottiglia prima dell’uscita. Patrick lo ricava da una pergola piantata nel 1986 e ne asseconda il passo lento: il suo XY 2012 ha la personalità di un vino maturo ma reattivo, la cui fibra sapida annuncia una genuina vocazione gastronomica.


Quasi quattro ettari di terrazzamenti esposti a ovest, che risalgono al lavoro del suo bisnonno, circa un secolo fa, con un meticoloso sostegno di muretti a secco per arginare le proibitive pendenze della collina