COL TAMARÌE SURLIE
COL TAMARÌE

Tra le alture fuori Vittorio Veneto, superato il borgo di San Lorenzo, c’è la culla di un progetto molto interessante. La località si chiama Castagné, e questo già suggerisce la presenza storica di una vegetazione arborea di quota medio alta. Nascosta nella boscaglia c’è una macchia di vigneti, quattro ettari e mezzo piantati a glera (l’uva del Prosecco), e in misura inferiore verdiso, boschera, perera, bianchetta e malvasia istriana, che un tempo era comune in zona. L’azienda che ne è proprietaria, Col Tamarìe, dal nome di un colle nelle vicinanze del vigneto, ha una delle fisionomie più giovanili della provincia.

Alberto Dalle Crode, il titolare, ha 37 anni e ha subito optato per una viticoltura sostenibile, aiutato peraltro da condizioni ambientali per le quali spendere senza patemi l’abusato aggettivo “incontaminate”: tutta la produzione è certificata biologica. Il vigneto, a quattrocentocinquanta metri di altitudine, ha tredici anni e giace su un terreno morenico, qui assai ricco di scheletro – per i meno esperti, “ricco di scheletro” non identifica una vigna piantata su una necropoli, ma significa “sassoso”. Alberto ne ottiene, lavorando a mano dal germogliamento alla vendemmia, un po’ di buona uva da vendere e 15.000 bottiglie di un unico, originalissimo vino, che quando l’abbiamo visto per la prima volta non avevamo francamente nemmeno capito fosse vino. Il colore era infatti quello luminoso e torbido delle aranciate amare: sembrava retroilluminato.

La bottiglia è altrettanto fuorviante, trasparente e panciuta; tappo a corona. Avrete già intuito: il Col Tamarìe Surlie è un rifermentato in bottiglia, dunque frizzante, vinificato senza aggiunta di solforosa. Ma andiamo al dunque: «com’è?» ci chiederete. Già il rapporto tra il basso grado di alcol (11,5%), l’effervescenza, la struttura lieve e la viperina acidità rendono improbabile che ci si possa accontentare di un solo bicchiere. Per giunta la parte aromatica è deliziosa, tutta giocata su toni di agrumi (soprattutto le scorzette, diremmo, a sottolinearne la piccola quota di amaro) e di erbe aromatiche come la mentuccia o la citronella. Il sorso è freschissimo, appena amarognolo in fondo, molto agile e dissetante. Un profilo moderno e schietto per un vino, nelle condizioni giuste (esempio: terrazza sul mare, inizio settembre, verso le 19, bottiglia in ghiaccio, di martedì), irresistibile. Semplicemente.


La località si chiama Castagné, e questo già suggerisce la presenza storica di una vegetazione arborea di quota medio alta.
Nascosta nella boscaglia c’è una macchia di vigneti