Nella nostra ultima visita a Massa Vecchia abbiamo trascorso un paio d’ore molto intense in compagnia di Francesca Sfondrini. E abbiamo scoperto che prima di rilevare nel 2009 l’azienda fondata a metà degli anni Ottanta dal compagno di sua madre, Fabrizio Niccolaini, Francesca ha studiato all’Orientale di Napoli per laurearsi in lingua e cultura tibetana e trascorrere un anno in Tibet. Sarà stato l’effetto di questa suggestione, ma l’assaggio del suo Vera Mente 2014 ci ha ricordato l’aneddoto raccontato da Roland Barthes (Frammenti di un discorso amoroso, Einaudi, 1979) nel quale un maestro zen «per tutta risposta alla solenne domanda ‘che cos’è il Buddha?’, si sfilò un sandalo, se lo mise sulla testa e se ne andò».
Un’elusione incongrua, come la chiama Barthes, che è anche la risposta di questo vino alle questioni poste da una vendemmia problematica come la 2014. «L’uva marciva prima di maturare, perché gli acini erano talmente gonfi che si erano rotti prima», ricorda Francesca: così ha deciso di sfogliare la vigna in agosto, alleggerirne il carico di uva in settembre, incidere il peduncolo a inizio ottobre e raccogliere dieci giorni dopo, verso la metà del mese. A Massa Vecchia il vermentino è stato piantato a fondo valle e matura tardi: integrato da un 20% di trebbiano, dà vita a questo bianco dal nome mai utilizzato prima e forse destinato a restare senza repliche, irripetibile come l’annata da cui proviene.
Un’annata fredda, piovosa e capace di concentrare nel giro di poche settimane tutte le magagne che un vignaiolo è solito incontrare nell’arco di un’intera carriera. Ma Francesca ne ha ricavato un bianco affilato, il cui chiaroscuro espressivo riscatta un valore aggiunto in termini di personalità, risvegliando quel gusto per la dissonanza che dovrebbe essere di casa nel bagaglio interpretativo di ogni autentico appassionato. Dissonanza che qui si fa quasi paradosso, nel cortocircuito di verità e menzogna esibito in etichetta, come a suggerire che in certi vini i limiti possono rovesciarsi in risorse: sembrano elusioni incongrue dell’esigenza di fedeltà all’annata, sembrano mentire, e invece rivelano un di più di verità.
Per tutta risposta alla solenne domanda ‘che cos’è il Buddha?’, si sfilò un sandalo, se lo mise sulla testa e se ne andò