La viticoltura toscana, come noto, è fatta, al contrario di quanto accade in natura, di tante perle nere e una sola bianca, la Vernaccia di San Gimignano, prima denominazione di origine controllata concessa in Italia, giusto cinquant’anni fa, nel 1966. Una settantina di aziende lavorano, producendo in genere vino, olio, zafferano e offrendo servizi agrituristici, nello stupendo panorama rurale del comune, che si stende per decine di chilometri in ogni direzione avendo al centro un agglomerato medievale cristallizzato ai tempi di Dante Alighieri e da tempo annoverato tra i Patrimoni dell’Umanità Unesco. Nella campagna a sud della città fortificata, la Fattoria San Donato di Umberto Fenzi rappresenta una delle “isole” più felici: su duecentoquaranta ettari di proprietà, i cinque sesti sono a bosco; i quattordici di vigneto sono inseriti in un contesto agricolo multicolturale, in cui trovano posto anche il farro, il grano, l’uliveto, i ceci, il croco per lo zafferano, le arnie delle api. I vigneti, giacenti sulle tipiche sabbie plioceniche della metà meridionale del comune e completamente inerbiti, sono condotti in regime biologico sin dal 2007, e prosperano in un luogo salubre, a quattrocento metri di altitudine, in cui di frequente si avverte il soffio della brezza marina, che impedisce ristagni di umidità e il permanere delle nebbie.
Nessuna meraviglia quindi che la Vernaccia del 2015, qui raccontata, rappresenti uno degli esiti più interessanti tra i bianchi di Toscana degli ultimi tre anni almeno. E sì, parliamo proprio del bianco d’ingresso, la Vernaccia di San Gimignano tout court, a nostro modo di vedere testimone sovente più attendibile delle potenzialità di un luogo e di una cantina di quanto non siano le selezioni, le riserve o i vini invecchiati, qui a San Donato, pure, indubbiamente notevoli. La sottile nota minerale di iodio e sassi caldi staglia su suggestioni di biancospino, assenzio, cereali e pesca acerba; stessa immagine di solarità e di chiarezza al sorso, equilibrato, sapido, pieno di sfumature delicate, eppure rigoroso e accurato, come attraversato da una luce chiara.
I vigneti prosperano in un luogo salubre, a quattrocento metri di altitudine, in cui di frequente si avverte il soffio della brezza marina