«Cupramontana è un paese che avrebbe potuto essere la Chablis d’Italia, ma non lo è stata. Per le troppe occasioni perdute, per certi casi della storia, per un’antropologia tutta particolare». Nelle parole di Corrado Dottori (Non è il vino dell’enologo, DeriveApprodi, 2013) la disillusione e l’amarezza convivono con un affetto profondo e inattaccabile per questo affascinante “castello” del Verdicchio jesino. Affetto, attaccamento, senso di appartenenza che Dottori ha saputo trasferire anche a Giovanni Loberto, milanese come lui, ingaggiato a La Distesa come apprendista fresco di laurea in Viticoltura ed Enologia e diventato nel giro di pochi anni un’insostituibile colonna del Verdicchio cuprense.
Specie da quando al lavoro per l’azienda di Dottori Loberto ha deciso di affiancare anche un’impresa più sua; e insieme a Roberto Alfieri (Pievalta), Agostino Pisani (Colonnara) e alla compagna di Agostino Antonella Traspadini ha dato vita quattro anni fa alla compagine di Cà Liptra, rimodulando l’acronimo delle iniziali dei soci nel nome di un apparato del fiore della vite – la caliptra – che racchiude l’infiorescenza fino all’avvenuta fioritura, proteggendola come un cappuccio. Ricavato da un ettaro abbondante di vigna in contrada San Michele, il Kypra di Ca’ Liptra si è imposto da subito come un Verdicchio genuinamente territoriale e traboccante di vibrazioni. Sarà certo per via dei suoli sciolti e limacciosi, dove l’argilla è meno compatta e percorsa da vene di gesso; sarà per l’età delle viti ultraquarantenni e per l’esposizione a est, appena sopra il fosso della Cèsola, un torrente che propizia microclimi più freschi; sarà per la vendemmia differita in varie fasi, che garantisce l’espressione di tutti i diversi gradi di maturazione dell’uva; o per la vinificazione in cemento, dove il vino fermenta spontaneamente per poi rimanervi fino ad aprile, in affinamento sulle fecce fini. Fatto sta che nella luminosa versione 2015 il Kypra torna a sfoggiare il consueto corredo di erbe aromatiche e scorze d’arancia, riferimento costante di questo nobile cru: un Verdicchio intenso e saporito, che non fa rimpiangere Chablis.
L’acronimo delle iniziali dei soci nel nome di un apparato del fiore della vite - la caliptra - che racchiude l’infiorescenza fino all’avvenuta fioritura, proteggendola come un cappuccio