OFFIDA PECORINO VIGNAGIULIA
EMANUELE DIANETTI

«Mio nonno Agostino era mezzadro – racconta Emanuele Dianetti, vignaiolo, 40 anni appena compiuti– Mio padre Luciano provò a comprarla, un po’ di terra: per pagarsela, arrotondava lavorando nei cantieri come manovale. Ha voluto che mi laureassi, e l’ho fatto, in Economia e Commercio, e poi sono entrato a lavorare in banca. E però vedi, non sono riuscito a lasciarla, la nostra terra, e alla fine ci sono tornato. Ora prendo ferie e permessi secondo il calendario dei lavori di vigna; nel 2010 ho iniziato a imbottigliare. Anche mia mamma Giuliana viene da una famiglia contadina, ha iniziato a lavorare che aveva quattordici anni; i due vini che produco sono dedicati a lei, anche perché è lei in prima persona a curare i vigneti».

La terra di cui parla Emanuele è la Val Menocchia, lo stretto corridoio tra i rilievi che unisce il Mare Adriatico al Monte dell’Ascensione, vicino Ascoli Piceno, nel comune di Carassai. È un posto fresco e salubre: anche a luglio e ad agosto, la notte, si superano di poco i dieci gradi di temperatura. Qui, da qualche tempo, si vanno esplorando le potenzialità dell’uva pecorino, che ha un nome bizzarro e simpatico ma che ogni anno dà vita a nuovi vini di una tempra che troviamo affascinante. L’Offida Pecorino di Emanuele, battezzato Vignagiulia, viene da un vigneto di una decina d’anni di età, esposto a sud-ovest, in media collina, dove si incrociano matrici di terreno diverse; ma la base resta quella alluvionale più comune nel Piceno: argille, sabbie e molto limo, a reazione alcalina per la presenza di calcare.

La scelta di Emanuele è quella di preservare il patrimonio di freschezza che luogo e vitigno riescono a sintetizzare. «Raccolgo presto, se posso. Il vino che hai nel bicchiere [il 2015, ndr] ha oltre 7,5 grammi di acidità per litro, e quello dello scorso anno superava gli 8». Sono valori quasi da Riesling tedesco, annoto: e di certo a questa freschezza dilagante va riferita la vitalità agrumata del Vignagiulia, che peraltro tutto è meno che un vino crudo o “verde”: anzi, accanto al profumo di lime e di acetosella ne squaderna di più soavi e maturi, come la pesca, l’assenzio, la genziana e la rosa, e anche all’assaggio è un bianco convincente e continuo, davvero salato in fondo. Per nostra fortuna, è salato il finale, ma non il prezzo: quello è onestissimo.


Anche mia mamma Giuliana viene da una famiglia contadina, ha iniziato a lavorare che aveva quattordici anni; i due vini che produco sono dedicati a lei