razione di Nimis situata ai piedi del Monte Bernadia, nella parte più a nord dei Colli Orientali, Ramandolo è un paesino di un centinaio d’anime che dà i natali all’omonimo vino dolce dal carattere selvatico, prodotto con uve verduzzo friulano, localmente denominato verduzzo giallo, un biotipo più pregiato rispetto a quello verde coltivato prevalentemente in pianura. Il grappolo è piccolo, piramidale, alato, abbastanza compatto. L’acino ha colore giallo-verdastro, che diventa dorato nella parte esposta al sole, e una buccia pruinosa, spessa, coriacea, ideale per le raccolte tardive e gli appassimenti. Benché riparata dai venti freddi di tramontana, la conca di Ramandolo, compresa tra Nimis e Tarcento, è caratterizzata da un clima continentale con temperature rigide e maggiore piovosità rispetto alle medie dei Colli Orientali e più in generale della regione. Le uve vengono raccolte tardivamente rispetto alle zone più centrali della denominazione e la vendemmia può arrivare al mese di novembre. Accanto alla surmaturazione delle uve in pianta, è previsto un breve periodo di appassimento in fruttaio, dove alcuni produttori ricorrono all’induzione della muffa nobile. La zona è di limitata estensione, una piccola enclave di 40 ettari, i cui vigneti – esposti a mezzogiorno su terreni in forte pendenza, che di norma superano il 30%, o su strette terrazze – possono essere condotti solo con lavorazioni manuali. Le altitudini collinari vanno dai 250 metri di Torlano e dai 370 metri di Ramandolo ai 423 metri di Sedilis, una frazione di Tarcento, terra che fu di Celti e Longobardi. In queste condizioni microclimatiche, il Ramandolo sviluppa uno stile diverso da quello del passito più comunemente inteso: più esile e meno grasso, più ammandorlato che dolce, in cui acquisiscono particolare rilievo la freschezza acida e la sapidità del tannino. Non mancano tuttavia interpretazioni differenti, che mirano a ottenere più grassezza nel vino. L’assegnazione della Docg nel 2001, la prima del Friuli, che portò a scorporare il disciplinare del Ramandolo da quello più generico dei Colli Orientali, ha consacrato la tradizione storica di questo vino: si narra che durante il pranzo offerto in onore di papa Gregorio XII, giunto in Friuli per il Concilio Generale del 1409, furono serviti, tra gli altri, i vini dolci di Torlano.