L'olfatto

L’esame olfattivo di un vino ha come primo scopo quello di valutare l’assenza di difetti e le percezioni pregevoli che invoglieranno a proseguire il percorso con l’introduzione al palato. I sentori olfattivi, anticipando il gusto e lasciandoci immaginare le sensazioni al palato, permettono al primo impatto di definire un vino gradevole o meno. In seconda battuta, percepire aromi significa contestualizzare un vino nel suo ambito produttivo, climatico, geologico.

La figura del sommelier che riconosce un vino dai suoi profumi e dalle sue sfumature oppure ne esalta i caratteri tramite la descrizione degli innumerevoli, e talvolta strani, aromi fa parte dell’immaginario legato alla degustazione dei vini. C’è chi guarda con ammirazione questo passaggio e chi si sente invece in difetto poiché non percepisce nulla di ciò che il degustatore sta raccontando. Ci siamo passati tutti e, come scritto in precedenza, è solo questione di tempo ed esperienza.

Il profumo dei vini dipende da diverse categorie di sostanze volatili disciolte nel vino che, a contatto con l’aria, evaporano e possono essere percepite come profumi. La roteazione del calice prima dell’esame olfattivo aumenta la superficie di contatto tra il vino e l’aria, favorendo la diffusione degli aromi (dopo la rotazione per valutare la consistenza visiva; è questo il secondo motivo per il quale si effettua questa caratteristica manovra, diventata simbolo per antonomasia della degustazione del vino e, talvolta, anche una caricatura).

L’origine di queste sostanze potenzialmente odorose è molto diversa e permette di inquadrare gli aromi in una prima macro distinzione: aromi primari, secondari e terziari.